“Pochi soldi, poca giustizia”. I dubbi di Fini su federalismo e intercettazioni

Pubblicato il 31 Maggio 2010 - 17:40| Aggiornato il 1 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

Due dubbi “assillano” Gianfranco Fini e lo allontanano dalle posizioni della maggioranza: uno si chiama federalismo e l’altro intercettazioni. Per quanto riguarda il federalismo fiscale, il presidente della Camera si chiede se la sua eventuale attuazione “sia compatibile con l’equilibrio dei conti pubblici”. Sulla questione intercettazioni il “tarlo” finiano si chiama “norma transitoria: in pratica se il testo passasse così com’è attualmente le intercettazioni non si potrebbero utilizzare nemmeno nei processi in corso. Secondo Fini “è in contrasto col principio di ragionevolezza”.

Il presidente della Camera ha fatto sentire la sua da Santa Margherita Ligure. Prima ha espresso le proprie perplessità sul testo del ddl relativo alle intercettazioni, attualmente in discussione al Senato. Pur non condividendo le “intercettazioni a strascico” e gli eccessivi costi che questo metodo di indagine implica, Fini ha detto che “non si può usare la mannaia” e che è “inquietante” il limite temporale all’utilizzo delle intercettazioni.

Invece per quanto riguarda il federalismo si è chiesto: “Se siamo nelle condizioni finanziarie in cui occorre assoluto rigore e controllo della spesa, avviare il federalismo è compatibile con i conti?”. Per Fini si tratta di un “problema reale perché quando si dovranno definire i costi standard dei servizi e le Regioni meno virtuose dovranno migliorare i propri conti, servirà un fondo compensativo per quelle in difficoltà”.

Intanto in Senato si era nel frattempo scatenata la bagarre durante l’esame del testo sul dll intercettazioni: i senatori di Pd e Idv avevano chiesto il ritorno del testo alla Commissione Giustizia. La seduta nell’Aula di Palazzo Madama è stata inizialmente sospesa per la mancanza del numero legale, poi è ripresa. Il clima si è rivelato “caldo” sin da subito. Il Pd, tramite il vicepresidente dei senatori Luigi Zanda, ha chiesto che il provvedimento, visti gli emendamenti presentati dalla maggioranza, venisse rinviato in commissione. L’ipotesi è stata per il momento respinta dagli esponenti di Pdl e Lega.

I senatori democratici hanno detto che ricorreranno a tutte le forme di ostruzionismo che “ci saranno consentite negli spazi parlamentari”, come aveva annunciato il segretario del partito Pier Luigi Bersani.

Il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, ha sottolineato che i punti sui quali si concentra l’attenzione dei democratici sono ”la norma transitoria, l’astensione obbligatoria del pm e del giudice, la durata e la limitazione delle intercettazioni, le intercettazioni ambientali”. ”Se su questi punti e sulle norme che riguardano la libertà di stampa, si sviluppasse un dibattito serio e approfondito, che prevede ovviamente il ritorno del testo in commissione – ha spiegato la Finocchiaro – il Pd sarebbe pronto ad aprire un’interlocuzione”.

Più dura la posizione dell’Idv, che considera il ”testo inemendabile”, come ha ribadito il leader Antonio Di Pietro che parla di ”legge immorale, incostituzionale, illegale”.

L’opposizione ha depositato cinque pregiudiziali al ddl, che denunciano i punti di illegittimità costituzionale e sottolineano come il provvedimento introduca misure “lesive della libertà di stampa” e una “significativa limitazione di poteri investigativi della magistratura”.