Senato, dopo il pasticcio di Rosi Mauro si rivotano gli emendamenti

Pubblicato il 22 Dicembre 2010 - 00:02 OLTRE 6 MESI FA

Rosi Mauro

Gli emendamenti al ddl Gelmini dati erroneamente per approvati dalla presidente di turno del Senato Rosi Mauro e poi accantonati dal presidente Renato Schifani, saranno rimessi in votazione mercoledì 22 dicembre in Aula.

È questa la decisione presa a maggioranza dalla Giunta per il Regolamento al termine di una riunione durata quasi un’ora. Le opposizioni hanno dichiarato la loro contrarietà alla decisione della Giunta. Per la presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro la soluzione trovata è soltanto un espediente. ”Alla Camera l’emendamento soppressivo di un articolo è stato bocciato. In sede di coordinamento formale – ha spiegato Finocchiaro – la Camera non ha apportato nessuna correzione. Lo stesso accadrà in Senato. Il risultato è che noi voteremo lo stesso testo della Camera”.

Per il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori, Felice Belisario, la decisione della Giunta ”è un ulteriore strappo della maggioranza, dopo il voto pasticciato di questo pomeriggio, al Regolamento e alla Costituzione”. La possibilità del coordinamento formale, che è possibile ottenere votando a maggioranza la richiesta anche di un singolo senatore, riposa sulle norme dell’articolo 103 del Regolamento.

”Anche se non è  indispensabile”, hanno chiarito il presidente dei senatori PdL Maurizio Gasparri e il suo vicario Gaetano Quagliariello. A loro giudizio si tratta infatti di ”dettagli” formali ai quali lo stesso governo può eventualmente porre rimedio attraverso una norma ad hoc.

Gasparri non ha spiegato se potra’ essere un decreto o una norma da inserire eventualmente in un decreto. Sulla decisione della Giunta ha ironizzato il senatore Pd Stefano Ceccanti. ”La maggioranza – ha detto – avendo il problema politico che non si fida di tornare dai propri deputati, ha votato in Giunta per il Regolamento, con la sola opposizione di Pd e Idv, la possibilità per il legislatore di essere schizofrenico, di volere una cosa e allo stesso tempo di voler il contrario. Si ritiene quindi possibile all’articolo 6 della riforma universitaria modificare un articolo di legge (esattamente l’articolo 1, comma 111 della legge 4 novembre 2005, n. 230) e subito dopo, tranquillamente, di votare all’articolo 29 per la sua abrogazione, quando con tutta evidenza l’articolo 8 del Regolamento del Senato conferisce al suo Presidente i poteri di ordinare le votazioni evitando che sorgano tali schizofrenie”.

”Il Senato – ha concluso Ceccanti – ne uscira’ umiliato: prima voterà una cosa e nella stessa legge il suo contrario, sapendolo scientemente prima”.