“Delinquenti” via Radio Rai, Schifani protesta: i senatori non si toccano

Pubblicato il 24 Agosto 2011 - 20:08 OLTRE 6 MESI FA

Max Laudadio (Foto Lapresse)

ROMA – “Delinquente” è una parola denigratoria? E’ offensiva, giustifica una querela da parte di chi la riceve? Il dibattito Senato-Rai o,se preferite le personalizzazioni, Schifani-Laudadio, riguarda proprio questo epiteto che il conduttore di Radio2 ha rivolto ai senatori.

Lo ha fatto durante la trasmissione radiofonica “Attenda in linea” e l’episodio è riportato nel comunicato diffuso dal presidente del Senato Schifani nel pomeriggio e indirizzato al direttore generale della Rai Lorenza Lei: ”Anche a seguito di preoccupate segnalazioni pervenutemi da diversi Senatori – scrive Schifani – ritengo doveroso portare alla sua attenzione un passaggio della trasmissione radiofonica diffusa questa mattina tra le 10 e le 11 da Radio 2, intitolata ‘Attenda in linea’. In replica ad una telefonata trasmessa in diretta, nella quale un privato cittadino, con toni ironici ma pacati, criticava il prezzo dei pasti consumati in un ristorante riservato a ‘parlamentari’ – racconta il presidente di Palazzo Madama – il conduttore del programma, Max Laudadio commentava tra l’altro: ‘se ‘sti delinquenti facessero il loro lavoro, sarebbe tutto a posto, il problema è che non lo fanno, capito?”’.

La polemica è quella sul ristorante del Senato, riservato ai senatori quindi, lì dove una spigola costa come un cornetto e cappuccino in un qualsiasi bar. E perché, in tempi di crisi nerissima, i nostri parlamentari, che pure guadagnano tanto senza timore di tagli allo stipendio, possono usufruire di un ristorante con prezzi risibili, ben al di sotto dei prezzi di mercato? Polemica non nuova ma riscaldata in questi giorni: i senatori un mese fa promettevano di aggiustare i prezzi ma nulla è cambiato. Di qui il comprensibile cruccio di tutti quelli che la manovra lacrime e sangue la sconteranno sulle proprie spalle e di tutti coloro che, lavorando fuori casa, pranzano spendendo cifre ben più sostanziose di quelle proposte dal “Ristorante Senato”.

Ed ecco che da parte del cittadino che si sente gabbato può scattare la telefonata in radio, i programmi-sfogatoio sono tanti, e dove potrebbe farlo meglio se non sulla radio pubblica, quella dove le ingiustizie dello Stato, anche quelle piccole, possono essere stigmatizzzate? D’accordo, il conduttore si sarà fatto prendere la mano e a rigor di logica la parola “delinquente” indirizzata a un preciso gruppo di persone (i senatori) e in pubblico (attraverso la radio) è in effetti diffamante e può giustificare una querela, figuriamoci una “lavata di capo” come quella che Schifani chiede alla Lei: ”Il servizio pubblico non può denigrare le Istituzioni. Non posso consentire – si legge nella lettera – che la pur comprensibile critica di alcuni aspetti di quelli che ormai vengono comunemente chiamati ‘costi della politica’ trascenda in espressioni indiscriminatamente oltraggiose, tanto più da parte di un professionista del servizio pubblico”.

”E’ evidente che l’oggetto dello scambio di battute – si legge ancora nella missiva del Presidente del Senato – è la recente polemica riportata dalla stampa sul ristorante dei Senatori, che ha alimentato critiche anche aspre, ma finora sempre contenute nell’ambito di un legittimo diritto di cronaca, senza sconfinamenti in epiteti ingiuriosi. Non intendo entrare nel merito della questione, sulla quale ho già avuto modo di intervenire con fermezza. Ma come Presidente del Senato è mio dovere stigmatizzare e respingere a tutela della dignità e dell’impegno di tanti parlamentari le espressioni usate oggi nella trasmissione ‘Attenda in linea’. Una denuncia costruttiva, che è doveroso comprendere ed accogliere, è cosa ben diversa – conclude il Presidente Schifani – da un compiaciuto qualunquismo che vuole solo denigrare le Istituzioni e coloro che le rappresentano”.

Spiace notare che a tanta sollecitudine nel voler difendere (giustamente) il decoro e l’onore dei senatori non corrisponda quindi altrettanta prontezza nel voler metter fine all'”affaire ristorante” che non sarà una questione sostanziale ma è già diventato l’ennesimo simbolo dei “privilegi della casta”.

Per dovere di cronaca riportiamo anche la pronta risposta del direttore generale della Rai, arrivata a tempo record, appena un’ora dopo il comunicato di Schifani. Lorenza Lei, ”in riferimento ai contenuti divulgati nel corso della trasmissione radiofonica di Radio2 ‘Attenda in linea’, ritenuti gravemente offensivi dell’onore e della reputazione dei Parlamentari della Repubblica si riserva di valutare ogni più opportuno provvedimento e iniziativa nei confronti dei responsabili della trasmissione radiofonica”.