Sergio Cofferati al Fatto: “Pd, il delitto perfetto si chiama inciucio”

Pubblicato il 22 Aprile 2013 - 11:12| Aggiornato il 6 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il delitto perfetto si chiama “inciucio” e Matteo Renzi, altro che rottamatore: “Si è comportato come un capocorrente da prima Repubblica”. Per Sergio Cofferati l’ultima occasione per sentire il polso di un Partito democratico ormai morituro è il congresso, ma se prima si farà il governo col Pdl, allora è finita: sarà rottura senza appelli. In un’intervista al Fatto Quotidiano, l’ex segretario Cgil, parla di un possibile partito di sinistra, con base programmatica Fiom, che si allontani da Renzi. Alla penna di Giampiero Calapà affida le sue preoccupazioni sulle larghe intese:

“L’ultimo appuntamento per verificare le condizioni di compatibilità nel Partito democratico è il congresso. L’ultima occasione. Ma se arriva prima un governo delle larghe intese, tradendo il nostro elettorato, non sarà necessaria neppure quella verifica, sarebbe già tutto finito: nel momento in cui non saremo più alternativa alla destra il Pd non esisterebbe più”.

Ma se il Pd muore, c’è sempre una sinistra che esisterà aldilà del partito. E l’occasione per cominciare a ricomporla a suo avviso è già martedì prossimo, 30 aprile, a Bologna: c’è un convegno Fiom cui interverranno oltre a Landini e Cofferati anche Stefano Rodotà, Fabrizio Barca, Nichi Vendola…

La possibile classe dirigente di un nuovo partito?

È un appuntamento organizzato in tempi non sospetti sul tema, di certo non prerogativa di Beppe Grillo, del reddito minimo garantito. Un tema della sinistra riformista che non ha soluzione solo in Italia, Grecia e Ungheria. Di sicuro tra le personalità che ha nominato esiste un terreno comune di confronto. E una classe dirigente è necessaria come necessari sono i partiti organizzati previsti e tutelati dalla Costituzione. Le organizzazioni leggere e liquide hanno dimostrato la loro inefficacia.

Altrimenti, tanto vale votare Grillo.

La rete e i nuovi linguaggi aiutano e semplificano ma non possono sostituirsi al rapporto diretto. Il voto al Movimento Cinque Stelle è in gran parte di sinistra e la sinistra ha il dovere di recuperare il consenso di coloro che l’hanno silenziosamente abbandonata.

“Pippo Civati sostiene che nel Pd c’è un problema di odio nei confronti della sinistra”, gli fa osservare Calapà. Cofferati conferma:

Appunto, quello che spererei di poter verificare in un congresso. Il Pd deve essere di sinistra. Riformista, moderata, ma sinistra: collocato nel Pse. Nel gruppo all’Europarlamento dei “socialisti e democratici” gli unici che non aderiscono al Pse siamo noi e un esponente cipriota. Non possiamo rimanere sospesi. La nostra storia è la sinistra. Resta un fatto…

Poi spiega le sue differenze, incolmabili con Renzi:

Mettiamo da parte le profonde differenze su tematiche economiche, sul fatto che Pietro Ichino, dopo aver scritto il suo programma per le primarie è andato nel partito di Mario Monti. Lasciamo stare tutto questo. Renzi nelle votazioni per il capo dello Stato si è comportato da capo-corrente, un comportamento da prima Repubblica, altro che Rottamatore. Ha organizzato una corrente che non accetta la discussione e che non applica le decisioni della maggioranza. È un problema profondo di idea organizzativa, oltre che di merito, a dividerci.

E’ compassionevole con Bersani:

Sono molto affezionato alla persona. Si è trovato nel momento più difficile a dover gestire un mandato in mancanza della lealtà del gruppo dirigente. Forse non se ne era accorto. Forse ha pagato e sta pagando questo errore, non essersi accorto che chi aveva attorno gli stava scavando la fossa. O forse se ne è anche accorto ma si è sentito in un vicolo cieco.

Giorgio Napolitano è suo malgrado il simbolo del fallimento di questa maggioranza

È una personalità di alto profilo, ha dimostrato grande generosità accettando questo supplemento di fatica. Ma la sua rielezione conferma il fallimento prematuro di questa maggioranza parlamentare.