La Siae e il giallo degli immobili, Libero attacca: “E’ un ente inutile”

Pubblicato il 12 Gennaio 2012 - 14:52 OLTRE 6 MESI FA

ROMA -Secondo un’inchiesta pubblicata dal Corriere della Sera, gli immobili della Siae e del fondo pensioni che ad essa fa capo, valutati 463 milioni, sono stati ceduti il 28 dicembre a un fondo privato in cambio di 260 milioni, cioè al 56% del loro valore. La Siae risponde di aver operato per adempiere alla legge, immettendo parte del proprio patrimonio “in un fondo immobiliare di cui Siae detiene e deterrà in futuro il 100% delle quote”. Spiegazione che non ha convinto né i sindacati né i tanti parlamentari che hanno chiesto spiegazioni più dettagliate.

E allora il quotidiano Libero passa all’attacco con un articolo dal titolo: “Il primo ente inutile è la Siae”.

Il bilancio dell’operato della Siae – si legge nel pezzo – resterebbe drammatico anche se non fosse confermata la svendita degli immobili. In seguito alla legge 2 del 2008 la Società italiana degli autori ed editori è un «ente pubblico a base associativa» la cui attività «è disciplinata dalle norme di diritto privato». Definizione surreale dietro la quale si cela un vero e proprio monopolista di Stato. La legge sul diritto d’autore, risalente al 1941 (in cui si parla di «fonogrammi» e «videogrammi»), stabilisce infatti che l’attività di intermediario di questi diritti «comunque attuata» è riservata «in via esclusiva alla Società italiana degli autori ed editori». La Siae, in sostanza, percepisce i proventi di licenze e autorizzazioni e ripartisce il denaro «tra gli aventi diritto», ovviamente trattenendo una quota per sé.

La fase della raccolta è molto interessante. Anche se per i consumatori l’aggettivo giusto è «dolorosa». Acquistate un hard disk esterno da 2 terabyte? Nel prezzo sono compresi i 20 euro destinati alla Siae (nel 2011 erano «solo» 12 euro: i prezzi della tecnologia scendono, quelli della Siae salgono). Vi serve una scheda SD da 64 gigabyte da mettere nella macchina fotografica? La Siae incassa 1,92 euro. Regalate alla fidanzata un iPod Touch da 32 gigabyte? Avete anche regalato 12,88 euro alla Siae. E così, secondo tabelle la cui logica è difficile da cogliere, avviene per le chiavette Usb, gli stessi computer e ogni altro supporto o apparecchio dotato di memoria digitale. Senza scordare che anche sulla quota Siae grava l’Iva: il costo netto per il consumatore va quindi aumentato del 20%.

È il risultato del decreto emanato nel dicembre 2009 dall’allora ministro per le Attività culturali Sandro Bondi. Provvedimento con il quale fu introdotto il «compenso per copia privata». Di fatto, una presunzione di colpevolezza: se avete memorie digitali dovete pagare i diritti d’autore per i file che ci metterete dentro. E se le usate solo per le vostre fotografie e per conservare il saggio di danza di vostra figlia, peggio per voi: la Siae vi sfila i soldi comunque. Così come pretende denaro se nel vostro blog avete inserito il trailer di un film: 1.800 euro all’anno. Col risultato di penalizzare gli autori indipendenti, i quali avevano nel web l’unico mezzo per promuovere le pellicole a costo zero.