Berlusconi attacca: “Lazio? Tutti responsabili, abolire finanziamenti partiti”

Pubblicato il 25 Settembre 2012 - 16:20 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi (LaPresse)

ROMA – Finora aveva usato parole pacate, ora Silvio Berlusconi sulla questione Lazio inizia ad alzare i toni e dice: tutti in Regione sono colpevoli, la politica rischia di morire nel discredito e bisogna abolire del tutto il finanziamento ai partiti.

”E’ necessario intervenire con estrema decisione, con coraggio e severità – dice il Cavaliere in una nota – la politica in Italia rischia di morire nel discredito in conseguenza di comportamenti collettivi e individuali intollerabili al senso comune e alla coscienza pubblica. Nessuno può chiamarsi fuori”.

”Bisogna abrogare il sistema di finanziamento di gruppi e partiti – aggiunge – così come l’abbiamo conosciuto. Si sono fatti dei passi in questa direzione, a livello centrale, ma non basta”.

Renata Polverini, viene poi al punto Berlusconi, ”si è assunta responsabilità che sono di sistema e riguardano tutte le classi dirigenti in ogni partito. Nessuno puù chiamarsi fuori. Tutti i gruppi nel Consiglio regionale del Lazio erano corresponsabili: maggioranza e opposizione”.

”Ora – si legge nella nota di Berlusconi – è necessario intervenire con estrema decisione, con coraggio e severità: la politica in Italia rischia di morire nel discredito in conseguenza di comportamenti collettivi e individuali intollerabili al senso comune e alla coscienza pubblica. Nessuno può chiamarsi fuori. Tutti i gruppi nel Consiglio regionale del Lazio erano corresponsabili: maggioranza e opposizione”.

L’ex premier sottolinea quindi che ora ”bisogna abrogare il sistema di finanziamento di gruppi e partiti così come l’abbiamo conosciuto. Si sono fatti dei passi in questa direzione, a livello centrale, ma non basta. Le finanze pubbliche regionali e locali – spiega – devono subire un esame senza indulgenze, e si deve procedere all’abrogazione di ogni erogazione impropria e alla messa in opera di controlli indipendenti che nessuna norma legislativa a tutela dell’indipendenza delle istituzioni può ostacolare. L’autonomia della politica e’ una cosa seria, non si difende consentendo comportamenti indecenti. Su questo garantisco, a nome mio personale e della squadra che entrò in politica nel 1994 per cambiare l’Italia, un impegno di risanamento senza incertezze. Occorre un forte rinnovamento – conclude – per tornare alla politica come servizio e non come fonte di guadagno per i singoli”.