Sindacati: il miliardo di soldi pubblici l’anno. Caf: 26 euro ogni modello 730

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Marzo 2014 - 10:02 OLTRE 6 MESI FA
Sindacati: il miliardo di soldi pubblici l'anno. Caf: 26 euro ogni modello 730

Sindacati: il miliardo di soldi pubblici l’anno. Caf: 26 euro ogni modello 730

ROMA – Sindacati: il miliardo di soldi pubblici l’anno. Caf: 26 euro ogni modello 730. In tema di finanziamento pubblico, di soldi che escono dalle casse dello Stato suscettibili di spending review, non si è ancora discusso di quanto e come vengano finanziate le attività dei sindacati. Il Messaggero di oggi (11 marzo) in prima pagina accende un faro sulla questione (in concomitanza con le prime frizioni per esempio tra Cgil e Governo): secondo i pochi e non aggiornati dati a disposizione la stima affacciata è una cifra che si avvicina al miliardo di euro annuo di contributi all’erario, una somma slegata dall’attività tipica e che non comprende ovviamente le quote associative né le rendite dell’ingente patrimonio immobiliare (magari ottenuto a prezzi di sconto dal pubblico). Calcolo molto presunto e prudenziale per un motivo: non si conoscono davvero i bilanci per esempio dei Caf (centri di assistenza fiscale) e dei Patronati perché i sindacati (dai quali dipendono) non sono tenuti a fornire una contabilità trasparente (cioè a disposizione di tutti) per misurare efficienza e regolarità a fronte del servizio erogato.

Caf e Patronati drenano 600 milioni. Ai patronati vanno 430 milioni (lo 0,226% dei contributi previdenziali Inps e Inail), ai Caf 170 milioni. Il dato è stato aggiornato circa un anno fa da Giuliano Amato, incaricato dal governo Monti di preparare una “nota sul finanziamento diretto e indiretto del sindacato”. Si tratta di servizi pubblici, dunque remunerati dallo Stato: i compensi non sono soggetti alle regole di mercato ma stabiliti per legge o da convenzioni stipulate con gli enti pubblici. Ai 170 milioni per le prestazioni con gli istituti di previdenza, si aggiungono altre centinaia di milioni per l’attività fiscale. 20 milioni di lavoratori dipendenti, 16 milioni di pensionati: con 10 milioni di dichiarazioni fiscali si fa presto ad arrivare per arrivare ad altri 260 milioni di entrate. .

Ma i caf ricevono compensi a carico dello Stato anche per l’elaborazione e la trasmissione dei modelli 730: 26 euro ciascuno. C’è voluta la Corte di Giustizia europea nel 2006 per rompere, almeno sulla carta e solo per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi, il monopolio dei caf sindacali, ammettendo al servizio anche i professionisti abilitati, cioè i dottori commercialisti, gli esperti contabili e i consulenti del lavoro. (Osvaldo De Paolini, Il Messaggero)

Assenza di controlli. Sembra valere un principio: è la quantità delle pratiche lavorate, non la qualità a definire il punteggio per accedere alla “ripartizione della ricca torta”.  Su 12 milioni di pratiche l’anno dei patronati, metà delle quali legate a previdenza e infortuni sul lavoro, una gran quantità è incompleta o sbagliata e quindi rispedita indietro e rilavorata un’altra volta: non esiste però nessuna procedura di controllo della qualità, per così dire, che definisca modalità o imponga sanzioni sulle attività patrocinate.

Assenze per motivi sindacali, 113 milioni l’anno. un lavoratore pubblico ogni 550 svolge attività sindacale a spese della collettività:  il costo complessivo annuo di questa voce è di circa 113 milioni, in pratica l’equivalente di 3655 dipendenti pubblici pagati dalla Pa senza che abbiano lavorato un solo giorno essendo assenti per motivi sindacali.

Tesseramento occulto. Molti pensionati continuano a pagare la quota associativa a loro insaputa mentre i patronati svolgono per loro le pratiche: dovrebbero essere informati dall’Inps, ma nessuna campagna informativa è mai partita. Anche questa voce alimenta il tesoretto sindacale.

«Non riescono, magari non per colpa solo loro, a rappresentare i ragazzi e le ragazze. E c’è da capirli, visto che il 75% dei loro tesserati sono pensionati». Ecco i sindacati nel pensiero recente di Matteo Renzi. Secondo il premier hanno solo un «sacco di soldi». E dunque, partire dai soldi è sempre un metodo infallibile se si vuole riformare qualcosa.E poiché Renzi si è impegnato a sfornare una riforma al mese fino a maggio, a mettere mano ai rapporti tra Pubblica amministrazione e sindacati ci penserà a cavallo dell’estate. (Osvaldo De Paolini, Il Messaggero)