Attaccati alla doppia sedia: deputato o sindaco? Chi non sa scegliere

Pubblicato il 28 Ottobre 2011 - 12:10 OLTRE 6 MESI FA

La Camera (Foto LaPresse)

ROMA – Vuoi fare il deputato o il sindaco? In breve è questa la domanda a cui molti politici attaccati alla doppia sedia dovranno rispondere entro la prossima settimana. Il “Comitato per la verifica delle incompatibilità” si riunirà infatti a Montecitorio, entro sette giorni, per sancire il destino dei doppi incarichi. La Giunta per le elezioni della Camera ha già approvato a maggioranza, con l’astensione di Pdl e Lega, la proposta del presidente Maurizio Migliavacca (Pd) di avviare un’istruttoria sui 6 eletti alle Politiche del 2008 contemporaneamente titolari di fascia tricolore. Si tratta di Michele Traversa (Catanzaro), Marco Zacchera (Verbania), Niccolò Cristaldi (Mazara del Vallo), Giulio Marini (Viterbo), Adriano Paroli (Brescia) e Luciano Dussin (Castelfranco Veneto). I primi cinque del Pdl, l’ultimo della Lega.

Nonostante l’attaccatura alla doppia sedia sia molto forte, il Comitato dovrà interpretare e attuare la sentenza della Corte costituzionale di venerdì scorso che pronunciandosi sul caso di Raffaele Stancanelli (senatore Pdl e sindaco di Catania) ha bocciato la legge 60 del 1953 nella parte in cui non prevede l’incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di un Comune con più di 20mila abitanti.

Il procedimento passerà poi ad analizzare anche i mandati dei 9 deputati scelti dai cittadini come presidenti di Provincia. Per il Pdl Maria Teresa Armosino (Asti), Luigi Cesaro (Napoli), Edmondo Cirielli (Salerno), Antonello Iannarilli (Frosinone) e Antonio Pepe (Foggia). Per la Lega Daniele Molgora (Brescia), Ettore Pirovano (Bergamo) e Roberto Simonetti (Biella). Per l’Udc Domenico Zinzi (Caserta).

Ma a questo punto il discorso non interessa più soltanto i singoli. In tempi di maggioranze e fiducie risicate e nel caso di obbligo di rinuncia a un incarico, Berlusconi può permettersi di perdere anche un solo parlamentare? Se i deputati-sindaci fossero costretti a scegliere tra l’uno o l’altro incarico cosa farebbero? Paroli non ha dubbi: “Scelgo Brescia. Avevo già detto che avrei lasciato Montecitorio a fine legislatura. E non si pensi che noi riceviamo doppia indennità, la legge impone di rinunciarci e io per fare il sindaco non prendo un euro”. Dussin si dice invece sicuro che il comitato “confermerà la compatibilità, altrimenti ci penserà poi la Camera: io non devo dimettermi da niente, sono stato eletto deputato e sindaco di Castelfranco e nessuno ha mai avuto da ridire”. Punterebbe su entrambe le cariche anche il sindaco di Mazara del Vallo, Cristaldi, mentre il primo cittadino di Catanzaro, Traversa, deciderà “a tempo debito” e quello di Viterbo, Marini, sostiene che “per ora” rimane ai suoi posti.

Tra i presidenti di Provincia attaccati al territorio si contano più leghisti che “pidiellini”. Pirovano, “se si rendesse necessario”, resterebbe a Bergamo dove “il sistema elettivo è più simile al voto diretto dei cittadini: lavorare qui è più gratificante che a Roma”. Rimarrebbe a Brescia anche Molgora: “Il territorio resta importante, anche se c’è sempre qualcuno che decide per gli altri”. Ma c’è anche chi di fronte ad una scelta forzata, rinuncerebbe ad entrambi i ruoli. E’ il caso di Armosino: “Un giudice civile ha già dichiarato legittima la mia elezione, da deputato, alla Provincia. Se passa l’incompatibilità mi dimetto da tutto e torno a fare l’avvocato”.