Sondaggio: Gentiloni cresce gradimento, post renzismo senza Renzi?

di Sergio Carli
Pubblicato il 5 Febbraio 2017 - 06:40 OLTRE 6 MESI FA
Sondaggio: Gentiloni cresce gradimento, post renzismo senza Renzi?

Sondaggio: Gentiloni cresce gradimento, post renzismo senza Renzi?

Ultimo sondaggio di opinione politica. Il sondaggio è quello periodicamente condotto da Demos per l’ Atlante Politico di Repubblica. I risultati principali sono:

1, Paolo Gentiloni primo ministro cresce nella considerazione degli italiani e raggiunge il Matteo Renzi dei tempi migliori; sale il consenso i Gentiloni come persona (indice di gradimento 47) e nel suo Governo (gradimento a quota 43);

2, il Pd è il primo partito, anche se scende poco poco sotto il 30%: dal 30,2 al 29,5% delle intenzioni di voto; è il valore più basso della serie, non solo rispetto al mitico 40% del 2014, ma anche rispetto al pur modesto 32,1 del settembre 2016.

3, il M5s di Beppe Grillo perde quasi 2 punti, dal 28,4 al 26,6 % delle intenzioni di voto da dicembre 2016 a febbraio 2017 e ancora l’effetto Raggi non ha dispiegato la sua tragica potenza. Sembra la maledizione di Tutankhamon. Grillo, forse qualcuno lo ricorda, non voleva vincere le elezioni a Roma, sarebbe stato l’inizio della fine, la messa in vetrina della incapacità sua e dei suoi adepti di essere all’altezza dei loro vaffa;

4, guadagnicchiano Lega e Forza Italia, ma in una dimensione da Ghino di Tacco: 13,4 e 13,2 rispettivamente; idem per i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni  (5,2), Ncd e Udc (3,5). Un po’ di aritmetica dà ragione a Maurizio Gasparri. Se non fossero in preda a raptus da desiderio di banchettare sulle spoglie di Berlusconi e se Berlusconi capisse che a 80 anni un leader accorto e previdente si fa da parte e favorise amalgama e successori, la somma delle schegge della cosiddetta destra arriverebbe, secondo il sondaggio del 4 febbraio, al 35,3%, non lontano dai fasti di Berlusconi, Bossi e Fini;

5, guadagnicchiano anche a sinistra, fra Sel, Sinistra Italiana & C. (5,4)  In attesa, nota Ilvo Diamanti,

“che l’ipotesi di “scissione”, avanzata, fra gli altri, da Massimo D’Alema, divenga maggiormente concreta. Quasi 6 elettori su 10 , peraltro, pensano che il Pd finirà per dividersi. Si tratta di un’opinione cresciuta sensibilmente, negli ultimi mesi: 10 punti in più rispetto allo scorso ottobre. Ma, soprattutto, questa idea risulta condivisa, in misura pressoché identica (57%), dagli stessi elettori del Pd”.

Ma, avverte Ilvo Diamanti, Massimo D’Alema,

autorevole sostenitore del rischio “secessionista” nel Pd, non pare aver tratto beneficio sul piano del consenso, da questa posizione. E resta in coda alla graduatoria dei leader, in base al grado di popolarità (20% di fiducia).

In quella graduatoria Gentiloni oggi è al primo posto, col 47% degli elettori che dichiara di aver fiducia in lui, oltre 10 punti più di Renzi, 9 più di Giorgia Meloni, 13-14 di più, rispetto a Di Maio, De Magistris, Pisapia e Salvini.

Beppe Grillo è precipitato in terzultima posizione, subito sopra Alfano e D’Alema. Berlusconi gli fa compagnia,

7 elettori su 10, prima di andare al voto, preferiscono attendere. Che si approvi una legge elettorale che garantisca una maggioranza comune alle due Camere. Solo nella base della Lega e del M5s la “voglia” di andare comunque al voto “subito” è più ampia.

La politica in Italia sta attraversando una fase “politica strana” che, secondo Diamanti, sarebbe

“post-renziana”, se Matteo Renzi non fosse ancora in pista.

Qualcosa però è cambiato, dopo le dimissioni di Renzi da primo ministro e la sconfitta al referendum. Nell’ultimo mese, Matteo Renzi è sceso di 8 punti nella classifica della fiducia personale degli elettori. Questo lo accomuna a Salvini e Grillo, che però hanno perduto meno, solo 4-5 punti. Ilvo Diamanti parla di

“post-renzismo al tempo di Renzi. Nel quale agisce un premier sicuramente vicino a Renzi. Sicuramente diverso da Renzi. Paolo Gentiloni. “Personifica” un governo “impersonale”. Perché l’attuale premier non ha lo stile di azione e di comunicazione di Renzi. Né di Berlusconi. È post-renziano e post-berlusconiano”,

cosa che però, “non sembra nuocergli”. La maggioranza degli elettori, il 53%, ritiene che il Governo Gentiloni sia destinato a concludersi prima della scadenza naturale del 2018. Un mese fa, avverte Diamanti,

“la quota degli scettici era più elevata di 10 punti percentuali” mentre la fiducia nel suo Governo, rispetto al momento in cui si è insediato, è salita di 5 punti e ha raggiunto il 43%”.

Così, conclude Diamanti,

“è possibile che l’era del post-renzismo al tempo di Renzi possa durare più del previsto. Più di quanto vorrebbe lo stesso Renzi”.

Umore nero, si può immaginare, dalle parti di Rignano sull’Arno. Speriamo che la furia non gli faccia fare qualche tragico errore. Tragico per noi.