Sondaggio, Salvini (per ora) non paga la crisi: 36%. Partito fantasma di Renzi vale 8%

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 23 Agosto 2019 - 10:08 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Salvini, Ansa

Matteo Salvini (foto Ansa)

ROMA – Sondaggio elettorale, sondaggio effettuato il 21 di agosto, 24 ore dopo la caduta del governo Conte. Sondaggio che fa in tempo a registrare un dato della pubblica opinione: Salvini che la crisi ha voluto e malamente ha finora gestito la crisi non la paga in termini di consenso. Con circa il 36 per cento dei voti potenziali Salvini era entrato nell’agosto del Papeete e con il 36 per cento ne esce dopo la livida rottura dell’alleanza con M5S.

Salvini non paga la crisi ma quel che il sondaggio più che solerte non fa in tempo a registrare è se Salvini possa nelle prossime settimane, mesi (anni se si fa un governo M5S-Pd) pagare dazio allo stare all’opposizione. Da sempre l’opinione pubblica regala a chi sembra il più forte un’aliquota di consenso in più. E, sia pure in tempo di social dominanti, la tv regala un po’ meno spinta a chi sta all’opposizione. Salvini all’opposizione contro il governo “dell’inciucio che riapre i porti” allargherà quel 36 per cento o lo vedrà limato appunto dalla fatica dell’opposizione? La questione resta aperta e il sondaggio condotto dall’Izi e super visionato da Giacomo Spaini il 21 di agosto a questa domanda non poteva rispondere.

Se si votasse domani, secondo sondaggio, Lega al 36 per cento.

E Pd al 23,5 per cento.

E M5S al 16 per cento.

E Fratelli d’Italia a 8,1 per cento.

E Forza Italia al 6,4 per cento.

Più Europa al 2 per cento.

Altri di centro sinistra: 6,1 per cento.

Altri di centro destra: 1,9 per cento.

Dunque Salvini il 40 per cento che gli dà la maggioranza alle Camere e lo fa premier lo supererebbe addirittura. Non da solo, gli occorre una coalizione. Basta la sola Meloni. Insieme Lega e Fdi fanno 44,1 per cento. Aggiungiamo di altri di centro destra e fa, in termini percentuali, 46 per cento.

Di contro Pd più Bonino e altri centrosinistra tutti insieme fanno 31,6 per cento.

Se a questo 31,6 per cento si aggiungono in posizione anti Salvini quelli di M5S (16 per cento) il risultato è 47,6 per cento. Dunque le prossime Camere avrebbero, su base percentuale, due possibili maggioranze di governo: una di Salvini-Meloni col 44 per cento, l’altra Pd-M5S col 47 per cento.

Deciderebbe tutto in quel caso Berlusconi con il suo piccolo 6,4 per cento?

In realtà i conti non si fanno proprio così. I sondaggi registrano le intenzioni di voto, non i seggi assegnati. La legge elettorale vigente vede l’esistenza di collegi elettorali dove, per dirla in breve, vince il primo che arriva e i voti degli altri servono a poco o nulla. Insomma in termini di seggi non c’è corrispondenza perfetta e automatica tra percentuali di voti ottenuti e seggi conquistati alle Camere.

Se non paga (per ora) la crisi, se il suo consenso si mostra invulnerabile al disastro governo, Salvini però neanche ottiene (per ora) effetto rimbalzo dalla sua mossa spacca tutto. Era 36 per cento, è 36 per cento. Il plebiscito, se mai ci sarà, è un’altra cosa.

Il sondaggio poi risponde anche ad altra domanda molto in voga in quel che si chiama Palazzo (e nelle sue propaggini giornalistiche). La domanda è: quanto vale il partito di Renzi? La risposta è 8,1 per cento. Voti presi per metà ovviamente dal Pd ma anche qualche voto da destra e dal centro. E’ una risposta che misura la consistenza presso la pubblica opinione di un…fantasma.

Il partito di Renzi è stato per la comunicazione pubblica a lungo il Pdr, cioè il Pd non tutto più qualche altra cosa di indistinto). Poi la formula Pdr è passata di moda e da allora si è ripiegato sulla più modesta e abituale categoria della scissione. Annunciata, intravista, descritta, commentata, data per sicura…da anni. Oggi più che mai. Ma non è mai successa. Il partito di Renzi è e resta un fantasma. Abita di certo nella testa di Renzi. Di certissimo nella testa dell’informazione politica. Ma abita solo lì, fantasma, ectoplasma politico.

Che pur spaventa. Gli hanno attribuito, seriamente, questo piano: far fare un governo breve a M5S-Pd per togliere a Salvini le elezioni, poi farlo cadere presto quel governo (ridando le elezioni a Salvini) accusando il Pd di essersi fatto troppo grillino e quindi poter fare il suo partito di centro. Un piano, per dirla alla Renzi, fermamente grullo, anzi bischero. Ma, si sa, i fantasmi mica ragionano, fanno cose strane e non sono di questo mondo.      

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