Governo: più sottosegretari. Referendum: meno elettori. Le ultime due astuzie di Berlusconi

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Marzo 2011 - 15:56 OLTRE 6 MESI FA

ROMA-Di certo è un governo astuto. Qualche volta le astuzie vanno a buon fine e qualche volta no. La legislazione effettiva e potenziale in materia di giustizia è da anni un campionario completo e diffuso di astuzie: l’ultima quella secondo la quale chi ha più di 65 anni, è stato iscritto nel registro degli indagati nei giorni pari, ha un’agenda fitta di impegni e almeno 317  amici deputati gioca con i giudici a “Prova a prendermi” e vince sempre. Astuta è la legge per cui gli allevatori leghisti che non pagano le multe sulle quote latte sforate pagano non oggi ma domani, un domani che un cartello ogni giorno affisso in negozio e quindi è sempre un domani che non arriva mai. Astuto è dichiarare che sono in arrivo un milione e mezzo di “clandestini” per chiedere all’Europa di prenderseli, anche se poi sono cinquantamila e non clandestini ma solo stranieri che fuggono dalla Libia e vogliono tornare a casa loro, in Egitto, nelle Filippine… Qualche volta l’astuzia funziona e qualche volta no, ma il metodo di governo non cambia, è sempre volutamente e programmaticamente astuto.

Le ultime due astuzie sono una leggina che consente di motiplicare il numero dei sottosegretari finora limitato per legge e un calendario elettorale che consente di arrostire il quorum ai referendum al sole di giugno. Funzioneranno o risulteranno troppo astute? Berlusconi ha una dozzina di posti al governo da distribuire, soprattutto ai tanti “Responsabili” che gli hanno riconsegnato la maggioranza alla Camera. Una dozzina di posti ma almeno una ventina di “responsabili” e dintorni che si sentono in credito di un posto. Ecco allora l’astuta idea di una legge che consenta di allargare la dozzina. E se la legge non passa perché “quelli dello staff di Napolitano..?”. Se non passa, la legge “impedita” funzionerà da alibi, il premier dirà: ci ho provato, accontentatevi. Dicono che il premier rischi se non accontenta tutti, che alcuni dei non premiati potrebbero vendicarsi votando contro qua e là. Mica vero: il ceto parlamentare che sta in Parlamento è fortemente, quasi geneticamente predisposto ad accontentarsi. Se non sarà con un posto al governo, sarà in altro modo, non sono “responsabili” così, per modo di dire. No, Berlusconi non rischia: la mossa astuta del governo allargato è appunto astuzia che funzionerà.

Poi c’è l’altra astuzia: il governo piazza i tre referendum il 12 giugno, tre giorni prima del linite di legge. Già l’elettorato italiano da decenni non si affolla alle urne referendarie, figurarsi in una domenica di giugno che è già domenica di mare. Per rendere i referendum validi dovrebbe andare a votare il 50 per cento più uno, fissare l’appuntamento al 12 giugno è quasi una garanzia di mancato quorum. Quasi però, perché questa astuzia potrebbe non funzionare. Non perché gli anti nucleare sommati ai fans dell’acqua gestita dalla mano pubblica siano in grado di fare venti e passa milioni di elettori al seggio. Ma perché c’è il terzo referendum, quello per cancellare il legittimo impedimento. Anche questa a guardar bene non è molla di grandissima mobilitazione: il legittimo impedimento per buona metà già non c’è più, riveduto, corretto e amputato dalla Corte Costituzionale. Però, però…Prima di giugno, prima della campagna elettorale per il referendum c’è il processo a Berlusconi per l’affare Ruby. Processo che però quasi sicuramente non ci sarà, il Parlamento avvocato del premier farà in modo da rimandarlo, cancellarlo. Sarà con tutta probabilità un processo mancato, mancato ad aprile. E questa “sottrazione di processo” potrebbe funzionare, scattare come una molla. Una molla di mobilitazione di mezza Italia. Mezza Italia che potrebbe andare all’urna del referendum come risposta, replica e rivincita del processo che non c’è stato. Talvolta l’astuzia fa le pentole ma si dimentica i coperchi: Berlusconi e il Parlamento che evitano il processo di aprile potrebbero spingere all’urna di giugno, nonostante l’astuto Maroni.