ROMA-Stanno reinfilando la “spiaggia a vita”. La stanno reinfilando nel “decreto sviluppo”, spunta qua e là nei 1536 emendamenti. Spiaggia a vita per chi ce l’ha. Per chi ha in concessione e gestione stabilimenti e annesse spiaggia. E ombrellone, sdraio, ristorante. Il governo aveva deciso: chi ce l’ha se la tiene per novanta anni, chi è dentro è dentro e chi è fuori resta fuori fino al prossimo secolo. L’Europa aveva rispettosamente fatto osservare che novanta anni garantiti non sono proprio la festa della concorrenza, Napolitano aveva aiutato il governo a ripensarci, insomma sembrava finita con venti anni garantiti. Ma i gestori degli stabilimenti hanno gridato all’esproprio, alla rovina per le loro famiglie. Come, tra appena venti anni ricontrattare la concessione, gareggiare con altri che volessero fare lo stesso mestiere? Un solo grido: la spiaggia la gestisco io e quindi è mia.
Grido ascoltato e raccolto: il ministro del turismo Michela Brambilla e Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, stato maggiore del Pdl, hanno lavorato perché venga cancellato l’obbligo della gara pubblica per la concessione, nè oggi, nè mai. Il leghista Pili, più moderato, ha proposto di garantire almeno cinquanta anni di serena proprietà a chi la spiaggia ce l’ha. Emendamenti per sottrarre alla tortura della concorrenza e alla tagliola dei venti anni i gestori delle spiagge italiane sono stati presentati anche dal Pd. Una sola domanda e forse una sola spiegazione: ma i proprietari degli stabilmenti balneari l’ombrellone, la sdraio, il posto auto e quello mare lo danno gratis ai politici e gli onorevoli tutto questo lo hanno in concessione senza concorrenza per venti, cinquanta o novanta anni?