Tetto allo stipendio dei manager pubblici: non oltre 310mila euro

Pubblicato il 31 Gennaio 2012 - 09:37 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti (Lapresse)

ROMA – Arriva il tetto per lo stipendio dei manager di Stato: nessuno potrà superare il trattamento economico complessivo del primo Presidente della Corte di Cassazione, ovvero 310mila euro.

L’obiettivo, avverte il premier Mario Monti, è quello di ”eliminare o quanto meno ridurre gli sprechi connessi alla gestione degli apparati amministrativi”.

Con i tetto agli stipendi dei manager arriva però anche il taglio alle indennità dei vertici istituzionali: la Camera ha infatti deciso che tagliera’ del 10% l’indennitàdel Presidente Fini, dei vicepresidenti, dei questori, dei presidenti delle Commissioni parlamentari. E la stessa misura si appresta a prendere domani anche il Senato, decidendo uno stesso taglio per il Presidente Schifani e le figure apicali di palazzo Madama.

I risparmi ottenuti dal taglio delle paghe dei manager saranno destinati al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato. Repubblica snocciola nomi, numeri e percentuali dei protagonisti di questi tagli. Il Ragioniere generale dello Stato Mario Canzio, passerà da 516 mila euro l’anno a 310 mila, il 40% in meno.

Raffaele Ferrara, direttore dei Monopoli di Stato, dovrà accettare la decurtazione del 20%dello stipendio, Giovanni Pitruzzella dell’Antitrust rinuncerà al 35% percento del vecchio stipendio per adeguarsi al nuovo.

”Il governo Monti è pienamente consapevole dell’importanza del contenimento dei costi degli apparati burocratici. Dal buon esito dell’operazione dipendono sia il successo dei programmi di risanamento dell’economia, sia quello degli stimoli alla crescita e competitività. Il contenimento dei costi della burocrazia contribuirà cosi a rafforzare il credito di fiducia che i Paesi dell’Eurozona e gli investitori internazionali decideranno di accordare all’Italia nei mesi a venire”, spiega una nota di Palazzo Chigi.

Per questo motivo ”in tempi considerevolmente inferiori a quelli indicati dal decreto-legge approvato dal Parlamento lo scorso dicembre, e fissati in novanta giorni, il Presidente Mario Monti ha trasmesso al Presidente del Senato, Renato Schifani, e al Presidente della Camera, Gianfranco Fini, lo schema di provvedimento concernente il limite massimo retributivo dei dipendenti pubblici, previsto nel ‘Salva Italia”’.

Il provvedimento si fonda su due principi:

1)Il trattamento economico complessivo del primo Presidente della Corte di Cassazione diventa il parametro di riferimento per tutti i manager delle pubbliche amministrazioni. In nessun caso l’ammontare complessivo delle somme loro erogate da pubbliche amministrazioni potrà superare questo limite.

2)Per i dipendenti collocati fuori ruolo o in aspettativa retribuita, presso altre pubbliche amministrazioni, la retribuzione per l’incarico non potrà superare il 25% del loro trattamento economico fondamentale. Resta valido il tetto massimo indicato in precedenza.

Lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri verrà sottoposto al preventivo parere delle competenti commissioni di Senato e Camera. Contestualmente, la Ragioneria generale dello Stato indicherà le modalità di versamento al Fondo per l’ammortamento dei Titoli di Stato delle risorse rese disponibili dall’applicazione dei limiti retributivi stabiliti dalla norma. Le risorse così risparmiate non potranno andare a copertura di altre spese. Il decreto presentato oggi è in linea con gli scopi che il Governo, sin dal suo insediamento, si è prefissato affinché il tema divenisse parte integrante, e centrale, dell’agenda istituzionale. I provvedimenti varati finora – in particolare quelli noti come “Salva Italia” e “Cresci Italia” – procedono in questa direzione. Intendono cioè eliminare – o quanto meno ridurre – gli sprechi connessi alla gestione degli apparati amministrativi.