Berlusconi – Fini, si apre il “caso Lazio”

Pubblicato il 23 Aprile 2010 - 23:17| Aggiornato il 24 Aprile 2010 OLTRE 6 MESI FA

Sembra destinato ad influire sulla formazione della giunta della Regione Lazio lo strappo fra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Un terremoto che si è scatenato proprio nel bel mezzo di un rebus già di per sé molto complicato. E un eventuale ridimensionamento dei finiani potrebbe trasformarsi, più in generale, in un ridimensionamento in giunta di tutti gli ex An che potrebbero passare da 6 a 4.

Nell’incontro del pomeriggio di venerdì 23 aprile fra il premier e la presidente della Regione, Renata Polverini, Berlusconi avrebbe manifestato il suo gelo per gli esponenti finiani ipotizzati per la nuova giunta. Ma, secondo quanto si è appreso, spetterebbe comunque alla neopresidente l’ultima parola sulla sua squadra.

Gli occhi sono puntati in particolare sugli uomini che fanno capo al finiano Andrea Augello, sottosegretario e tra gli 11 che ieri nella Direzione nazionale del Pdl hanno votato contro il documento conclusivo dell’ iniziativa. Nel complesso toto-giunta degli ultimi giorni, all’ area che fa capo ad Augello venivano attribuiti due posti che potrebbero ridursi a uno, ma a questo punto anche non esserci. Augello nega ogni ridimensionamento: “L’idea che una Direzione nazionale provochi una faida appartiene alla fantasia di chi non vuole dare una buona immagine del partito”.

La patata bollente insomma sembra tutta nelle mani della neogovernatrice che però ha assicurato, anche al termine dell’incontro con Berlusconi che la crisi nel Pdl non avrà “alcuna ripercussione. La Giunta sarà varata al più presto, ormai ci siamo, state tranquilli”. I tempi stringono e sulla formazione della squadra di governo si inserisce oggi un’altra questione, e a sollevarla, stavolta, é stato l’Udc.

Giovedì 22 aprile il Segretario nazionale, Lorenzo Cesa, ha avuto un colloquio telefonico con Polverini, e gli esiti di quella telefonata sono stati messi nero su bianco oggi al termine di un vertice con il nuovo gruppo consiliare centrista alla Regione Lazio insieme con i segretari provinciali del partito. L’Udc chiede a Polverini “il pieno rispetto degli impegni da lei stessa assunti prima, durante e subito dopo la tornata elettorale. In assenza di risposte l’Udc è pronta a sostenere dall’esterno, con lealtà e serenità, la nuova Giunta”. “L’Udc è libera di chiedere ciò che vuole. Quando definiremo la giunta ci saranno i nomi, ma la quadra sui partiti c’è”, ha replicato la Polverini al termine dell’incontro con il premier.

Quali fossero gli accordi non è un mistero: i centristi avevano chiesto tre assessorati e la vicepresidente della Giunta. In particolare quest’ultima sarebbe stata opzionata dallo stesso Segretario regionale, Luciano Ciocchetti, che potrebbe assumere su di sé anche la “pesante” delega all’urbanistica. D’altronde i numeri sono quelli che sono: su 16 poltrone 11 spettano al Pdl. Due alla Polverini stessa (e dovrebbero essere due donne, Zezza e Tarzia). Con i rimanenti tre posti bisogna soddisfare sia l’Udc che La Destra, la quale però sembrerebbe più interessata a un posto in Giunta che alla presidenza del Consiglio regionale (l’altra poltrona di prestigio in ballo, alla quale però sembra punterebbero gli ex Forza Italia)

per quanto riguarda il Lazio. Tornando invece alla questione del ruolo dei finiani nelle nuove giunte regionali, in Lombardia nessun finiano entrerà in giunta. E neppure in Consiglio. Non è una novità, era già accaduto cinque anni fa. All’indomani dell’infuocata direzione nazionale del Pdl si replica. Formigoni ha presentato oggi la sua squadra di 18 elementi: due sono ex An (erano 3 nel 2005) ora in forza al Pdl e vicini a La Russa (uno, Romano, è fratello del ministro).

La Lega raddoppia con 5 assessori e un sottosegretario. Tutto il resto è del Pdl. Zaia in Veneto e Cota in Piemonte hanno già fatto la giunta nei giorni scorsi. La compagine di Cota include 4 leghisti e 8 azzurri, tre dei quali hanno militato nelle file di An. Lo scontro Berlusconi-Fini, assicura il governatore, “non avrà alcun riflesso”.

Con un cambio in corsa, invece, ha già dovuto fare i conti Zaia: le deleghe sull’Agricoltura, ufficiosamente appaltate in un primo tempo a Massimo Giorgetti sono poi andate al leghista Franco Manzato. Giorgetti, oggi nel Pdl, proviene da Alleanza nazionale. Alberto Giorgetti, suo fratello, anche lui ex An, attuale coordinatore del Pdl veneto e da sempre vicino a Fini, chiede oggi di “ricucire lo strappo” in casa Pdl, rilancia l’idea di una “sincera alleanza con la Lega” condita però da una “competizione sulle proposte” per i cittadini e assicura che per la giunta veneta non c’è nulla da temere.

Al Sud, in Calabria, la giunta è operativa da una settimana: Scopelliti, in passato segretario del Fronte della gioventù, l’ha messa su in 48 ore. Nell’ esecutivo sono entrati gli assessori del Pdl ampiamente annunciati alla vigilia, eccetto Franco Morelli, ex An, fedelissimo di Gianni Alemanno. In Campania, nella giunta a cui sta lavorando il neo governatore Stefano Caldoro, non sarebbe previsto nessun assessore riconducibile al presidente della Camera. Da approfondire, invece, le posizioni nel gruppo consiliare del Pdl, dove Fini dovrebbe contare su due-tre consiglieri.