ROMA – Ancora uno striscione sequestrato: questa volta a Roma, questa volta prima che venisse esposto. Ma questa volta oltre a Salvini voleva colpire anche Di Maio, con una vignetta ironica che raffigurava i due vicepremier. Lo striscione era stato portato dalla Uil alla manifestazione pro statali organizzata dai sindacati. Salvini dice che non ha ordinato il sequestro, così come aveva detto le altre volte che qualcuno aveva tolto gli striscioni in concomitanza coi suoi comizi. La Questura di Roma dice che lo striscione è stato sequestrato preventivamente per evitare che fosse esposto al Pincio, dove c’è divieto di affissione. Di Maio invece ha già espresso dissenso, pubblicando lo striscione su Facebook.
Che Salvini non abbia mai ordinato di rimuovere striscioni (né questo né i precedenti) è altamente probabile: che senso ha promuovere azioni repressive in un momento di massimo consenso? Nessuno. Allora viene il dubbio che qualcuno agisca in questo modo di propria iniziativa. In questo caso la Questura di Roma ha dato una motivazione accettabile (il Pincio è pur sempre un bene culturale protetto). Ma negli altri casi da dove è partita l’iniziativa? Di certo le abitazioni private sulle quali sono stati esposti gli altri striscioni non possono essere considerate patrimonio culturale dell’Italia.
Salvini: “Mi occupo di mafia, non di striscioni”.
“Mi occupo di lotta alla mafia, alla camorra, alla droga, ai trafficanti di esseri umani e non faccio guerre agli striscioni. Infatti ce ne sono ovunque e di ogni tipo. Ho dato indicazioni, già nelle scorse settimane, di non intervenire. Rispetto ovviamente la scelta della Questura di Roma cosi come rispetto le forze dell’ordine che proteggono gli italiani dalla mattina alla sera”. Così il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini sulla polemica per la rimozione dello striscione della Uil.
Questura: “Al Pincio non si possono esporre striscioni”.
Alcuni manifestanti della Uil sono stati esortati a “rimuovere uno striscione posto su una parete di interesse storico culturale” nei pressi del Pincio. “Nessuna valutazione” è stata fatta sul contenuto, “ma, si è ritenuto che lo striscione fosse lesivo del decoro paesaggistico, così come previsto dall’art.49 del Codice dei Beni Culturali e del paesaggio, dove si vieta il collocamento o l’affissione di cartelli o altri mezzi di pubblicità sugli edifici e nelle aree tutelate come Beni Culturali”. Così la Questura di Roma sul presunto “blocco di uno striscione contro di Maio e Salvini”. Ad intervenire, stamani, prosegue la questura, è stato personale impiegato nel servizio di ordine pubblico, predisposto in occasione della manifestazione in favore del rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti pubblici. Lo striscione era stato esposto, in particolare, su una parete in via Adamo Mickiewicz, un’area tutelata nei pressi del Pincio.
In questi casi, ricorda la Questura, è “prevista, inoltre una comunicazione preventiva ai competenti uffici del Comune nel caso in cui si voglia procedere a tali esposizioni che, nella circostanza, non è stata effettuata, così come confermato dagli uffici capitolini. Lo striscione è stato poi ripiegato autonomamente dai manifestanti e lasciato nella loro libera disponibilità. Giova precisare che già in precedenti ed analoghe situazioni non è stata consentita l’esposizione di manifesti e di striscioni nel medesimo posto. Pertanto è evidente come non si sia trattato di alcun atto di censura, come erroneamente da alcuni denunciato”.
Di Maio condivide lo striscione sui social.
“Giusto per chiarire e senza alcuna polemica: non ho mai chiesto e non mi sarei mai sognato di chiedere la rimozione di uno striscione che, ironicamente e pacificamente, critica il governo. La libertà di pensiero vale sempre”. Così Luigi Di Maio in un post su fb in cui rilancia l’immagine dello striscione della Uil. La libertà di pensiero, continua, ” è un principio che, come Movimento 5 Stelle, per primi, abbiamo sempre difeso e che continueremo a difendere. Che ad esporlo siano le sigle sindacali o chiunque altro non importa, ognuno ha il diritto di esprimere le proprie idee nel rispetto del decoro e della legge. Lo dice la nostra Costituzione e non dobbiamo dimenticarlo”. E conclude: “A dimostrazione di quel che dico, quello striscione lo espongo io. Evviva la libertà!”. (Fonte Ansa).