Susanna De Felice. Pm Lecce: archiviare indagine sul gup che assolse Vendola

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Febbraio 2013 - 19:30| Aggiornato il 17 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

BARI, 28 FEB – Il giudice Susanna De Felice non era amica di Patrizia Vendola: fra il gup del Tribunale di Bari e la sorella del governatore pugliese da lei assolto c’era solo una frequentazione occasionale. Con questi motivi la procura di Lecce ha chiesto al gip l’archiviazione dell’inchiesta per abuso d’ufficio avviata nei confronti del giudice del tribunale di Bari Susanna De Felice. Il magistrato, il 31 ottobre 2012, ha assolto con la formula più ampia Nichi Vendola dall’accusa di abuso d’ufficio in un processo sulla sanità pugliese.

La vicenda è ritornata d’attualità dopo che Panorama, il venerdì prima delle elezioni, ha pubblicato una foto che ritrae Vendola a tavola con altri commensali fra cui la De Felice.

Dopo l’assoluzione erano scoppiate le polemiche: i pm inquirenti, Francesco Bretone e Desirèe Digeronimo, che non avevano sollevato la questione della presunta incompatibilità del giudice nel corso del processo con rito abbreviato, inviarono un esposto al capo del loro ufficio e al procuratore generale di Bari denunciando l’amicizia tra il giudice De Felice e la sorella del leader di Sel, Patrizia Vendola. ”Dopo l’assoluzione che ha smentito in toto l’impianto accusatorio – scrissero i pubblici ministeri – siamo stati contattati da amici e colleghi che ci hanno chiesto come fosse stato possibile che a giudicare il governatore fosse stata un’amica della sorella”.

Dopo la missiva il procuratore di Lecce, Cataldo Motta, avviò un’indagine e ascoltò anche la sorella del presidente della Regione. Dagli accertamenti è emerso che Patrizia Vendola e il gup Susanna De Felice si sono incontrate in più occasioni nel corso degli anni scorsi ma tra loro non c’era alcuna amicizia, solo una frequentazione occasionale. Ricostruzione dei fatti che sembra dare ragione al giudice De Felice che già all’inizio del processo aveva scritto al capo facente funzioni del suo ufficio, Antonio Diella, informandolo che non riteneva di astenersi dal trattare il procedimento e Diella, che non aveva alcun potere perché non era il capo dell’ufficio, l’aveva lasciata fare.

Intanto, nel dicembre i pm Digeronimo e Bretone scorso si sono astenuti dal trattare tutte le indagini che avevano sulla sanità pugliese per ”gravi ragioni di convenienza”. ”In conseguenza – è detto nella lettera che hanno inviato al procuratore Antonio Laudati, che ha accolto la richiesta di astensione – del clamore mediatico determinatosi a seguito della pubblicazione della nota riservata” inviata dai due pm al procuratore e al pg Antonio Pizzi sulla presunta amicizia tra il giudice De Felice e Patrizia Vendola. Ma anche per le successive dichiarazioni di Anm, Camera Penale e di 26 pm baresi che all’epoca hanno attaccato i due colleghi sul mancato ”rispetto delle regole”.