La Tav crea tensioni nel centrodestra, soprattutto dopo i dubbi sollevati da Umberto Bossi intervistato da Telepadania: «Non so neppure se il Piemonte ha bisogno della Tav. So che ha bisogno di restare collegato alla Lombardia, ha bisogno del collegamento con il sistema imprenditoriale lombardo». Le dichiarazioni del Senatùr agitano ora una campagna elettorale per le regionali piemontesi che nel fine settimana avrà uno dei suo momenti più significativi.
Domenica è prevista a Lingotto Fiere l’inedita manifestazione “Sì Tav”, organizzata da un comitato bipartisan ma che ora Pdl e Lega intendono disertare. Non è un caso se adesso anche la partecipazione di Giachino e Napoli, sottosegretario ai Trasporti il primo, vicepresidente Anci il secondo, è in forse. Nei corridoi del Pdl, che non intende «fare la foglia di fico del Pd sulla Tav», c’è chi giudica con insofferenza la loro «disattenzione». «Se non partecipa il partito non dovrà esserci nemmeno il Governo», commenta il senatore Enzo Ghigo. Agostino Ghiglia, vicino a Gianfranco Fini, commenta: «Chi partecipa lo farà a titolo personale, con le conseguenze che ne deriveranno». Ma ieri Bossi ha rubato la scena a tutti.
La settimana scorsa il Senatùr, in un articolo sulla Padania, aveva spiegato la sua posizione pro-Tav. Il Pd, davanti a questa contraddizione, si è lanciato in un nuovo affondo. Nel mirino di Mercedes Bresso, le contraddizioni del centrodestra e «la mentalità colonizzatrice dei leghisti, che vorrebbero il Piemonte succube della Lombardia». «Finalmente la destra getta la maschera», insorge l’assessore ai Trasporti Borioli. Per Sergio Chiamparino la battuta di Bossi «tradisce il legame conservatore con il territorio, lo stesso che portò Borghezio a protestare con i No Tav, ma anche l’idea che il Piemonte debba finire sotto il cappello della Lombardia». «La carta geografica di Bossi considera il Piemonte una periferia di Milano», rincara Antonio Saitta per la Provincia.
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