Tagli alla Casta, piovono i ricorsi dei peones. Già 15 presentati

Pubblicato il 21 Gennaio 2012 - 00:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 20 GEN – Piu' di 15 ricorsi gia' depositati. E un malcontento che non smette di montare. E' questo l'effetto delle misure sul fronte del taglio ai costi di stipendi e vitalizi dei parlamentari. Onorevoli in carica, ma anche ex parlamentari, contestano le norme che mettono mano ai loro vitalizi. Non solo peones, assicura chi ha visto gli incartamenti, ma anche personaggi noti e autorevoli, che mal digeriscono la stretta. E vengono attaccati da chi, come l'Idv, al contrario ritiene che le misure siano troppo blande: ''Si facciano i nomi dei ricorrenti'', chiede Felice Belisario.

Il taglio dei cosiddetti costi della politica e' di sicuro uno dei dossier a cui il governo Monti sta lavorando. Il professore avverte che serve tempo – ''non certo un paio di settimane, ma diversi mesi – ma assicura: ''ci stiamo lavorando tenacemente e faremo proposte incisive''.

Intanto, per la parte riservata alle autonomie gestionali e decisionali delle Camere – quella che riguarda i vitalizi – c'e' tempo fino ai primi di febbraio. Fino ad allora i parlamentari potranno depositare i loro ricorsi contro le norme in vigore da quest'anno sui vitalizi (con passaggio al sistema contributivo). Ne sono gia' giunti 17-18 solo alla Camera: alla fine potrebbero essere di piu'. Poi la questione passera' all'esame del Consiglio di giurisdizione di tre membri, presieduto da Giuseppe Consolo (Fli), che fissera' non prima di 60 giorni un'udienza in cui saranno ascoltate le ragioni dei ricorrenti e nei 20 giorni successivi emettera' una sentenza.

I tempi sono lunghi, dunque, anche considerato che nessuno dei ricorrenti ha presentato la richiesta di una sospensiva delle norme. Ma le polemiche si fanno gia' sentire. ''Credo che da un punto di vista politico i ricorsi non erano molto opportuni'', dice il questore Antonio Mazzocchi (Pdl), pur convinto che i ricorsi dei deputati alla prima legislatura privati del diritto al vitalizio, non siano del tutto infondati. ''Chi gode di privilegi insopportabili ora reclama per mantenerli'', protesta invece l'Idv con Felice Belisario. Che chiede che ''chi ha fatto ricorso, sia alla Camera sia, se ce ne sono, al Senato, si assuma le proprie responsabilita'''.

Nei palazzi della politica gia' circola qualche nome. Nomi assolutamente bipartisan. ''Ci sono parlamentari in carica, ma anche ex parlamentari. Ma nessuno di Fli'', dice Consolo. Che pero' mantiene il massimo riserbo: ''I ricorsi li ho fatti chiudere in una cassaforte che apriro' a febbraio. Rivelare i ricorrenti in questa fase significherebbe esporli al pubblico ludibrio''. Saranno svelati probabilmente al momento della fissazione delle udienze. Intanto, sull'altro fronte aperto, quello del taglio agli stipendi, i questori di Camera e Senato si incontreranno martedi' per studiare misure congiunte. Il 30 gennaio e' gia' convocato l'ufficio di Presidenza della Camera nell'ambito del quale dovrebbe essere varato l'obbligo di rendicontazione per l'utilizzo dei 3.690 euro di rimborso che i deputati ricevono oggi a forfait (soltanto una quota verra' mantenuta forfettaria). Ma in quella occasione si dara' probabilmente il via libera anche a due disegni di legge ora allo studio: uno sui contratti dei cosiddetti 'portaborse', l'altro, auspicato dal presidente Fini, sull'equiparazione dello status dei parlamentari italiani a quello dei parlamentari europei. Cosa che, fa notare pero' qualcuno, non vuol dire automaticamente un risparmio per l'amministrazione.

Intanto, e' botta e risposta tra i deputati del Pd Giorgio Merlo e Mario Pepe e il questore Mazzocchi. I democrat contestano che mentre si agisce sui parlamentari, gli appannaggi di presidenza della Camera e questori restino invariati. ''Polli in un pollaio che fanno solo chiasso'', li bolla Mazzocchi. Che pero' rivela: ''Per dare l'esempio probabilmente a gennaio taglieremo l'indennita' spettante ai questori e agli appartenenti all'Ufficio di presidenza''.