Taglio tribunali, Corte Costituzionale boccia referendum abrogativo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Gennaio 2014 - 19:42 OLTRE 6 MESI FA

 

Taglio tribunali, Corte Costituzionale boccia referendum abrogativo

Taglio tribunali, Corte Costituzionale boccia referendum abrogativo

ROMA – Riforma delle circoscrizioni giudiziarie e taglio dei tribunali, non ci sarà alcun referendum abrogativo. Lo ha deciso la Corte Costituzionale. Quindi si va avanti con la soppressione di circa mille tra tribunali minori, sezioni distaccate di Corti di appello e di giudici di Pace. 

La riforma, entrata in vigore il 13 settembre scorso, era stata voluta dal governo Monti e portata avanti da quello di Enrico Letta. A chiedere il referendum erano state nove regioni italiane: Abruzzo, Piemonte, Marche, Puglia, Friuli Venezia Giulia,Campania, Liguria, Basilicata e Calabria.

Ma la polemica è scoppiata. Le nove regioni sono molto deluse. Secondo loro tagliando i mille uffici giudiziari non ci saranno risparmi e più efficienza ma al contrario maggiori disservizi a tutto danno dei cittadini. A metterlo in chiaro è per primo il governatore del Veneto, Luca Zaia:

“Non si creda che la bocciatura da parte della Consulta del referendum contro la chiusura dei piccoli tribunali blocchi la nostra battaglia per la sopravvivenza di quello di Bassano. Anzi, la sentenza avrà come effetto quella di renderla ancora più dura”.

Alza il tiro il presidente del Consiglio regionale della Puglia Onofrio Introna, prospettando la possibilità di far uscire la protesta dai confini nazionali e di “ricorrere alla Corte di Giustizia Europea”. Un’intenzione condivisa dalla coordinatrice nazionale dei Comitati civici nazionali per la tutela dei tribunali locali, Fabiana Contestabile, che parla di decisione “offensiva”.

Esulta invece il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri: la pronuncia della Corte Costituzionale

“ci fa piacere, vuol dire che la nostra linea è giusta e che dobbiamo andare avanti su questa strada. La riforma della geografia giudiziaria ha fin qui dato buona prova e il processo di revisione continuerà senza ripensamenti, anche se potrà evidenziarsi la necessità di qualche intervento correttivo, che potrà essere adottato in uno dei prossimi consigli dei ministri”.

Soddisfatto anche Mario Monti, che da premier aveva voluto la riforma, portata avanti poi dall’esecutivo Letta:

“Fare le riforme è difficile, spesso impopolare, e richiede tempo, se poi devono essere considerate reversibili e andare in fumo diventa scoraggiante e donchisciottesco realizzarle”.