Tar Lazio invadente, Lombardia e Piemonte incontinenti. Virus ringrazia

Bollettino quotidiano e quotidianamente nutrito degli aiuti, involontari per carità, al virus che già si aiuta abbondantemente di suo.

Cronache insomma dei molti eserciti di franceschiello o armate brancaleone che con abbondanza di pennacchi e pifferi la nostra comunità riesce a schierare contro la pandemia.

TAR LAZIO: NO MEDICI FAMIGLIA IN VISITA A CASA PER COVID

Tar del Lazio ha deciso che i medici di famiglia o di base che sia…Un momento, perché mai una magistratura amministrativa dovrebbe, anzi ha giurisdizione, competenza, titolo e utilità nel decidere su materie e comportamenti sanitari? Dovrebbe essere la domanda prima e dovrebbe essere l’obiezione di fondo a qualunque sentenza di Tar in materia. Ma la domanda, se c’è, ha risposta straniante. Perché? Perché è così. 

L’Italia, la comunità italiana, si è data uno strumento, un luogo di ricorso. Permanente, universale e generale. Chiunque a cui qualunque cosa non stia bene va…al Tar. Un’istituzione in stretta consonanza con un aspetto del nostro spirito pubblico: mai accettare, mai starci, sempre ricorrere sempre. 

E quindi un sindacato di medici ha fatto ricorso al Tar. Ricorso contro la scelta della Regione Lazio che chiedeva ai medici di base di andare a casa di pazienti Covid, pazienti curabili a casa, pazienti con bassa patologia e bassa sintomatologia. Molti medici hanno obiettato: mancano per noi le protezioni anti contagio. Vero, e comunque la Regione le dovrebbe garantire. Altri, meno diplomatici e più sinceri, hanno detto: molti di noi non sono giovanissimi, se andiamo a casa dei malati rischiamo il contagio e la malattia. Vero. Ma tutti i medici e gli operatori sanitari rischiano per definizione contagio e malattia.

Questioni vere, complesse, delicate. Forse non risolvibili se non individuo per individuo, ciascun nel dialogo con se stesso e nella successiva scelta. Ma che si è fatto, che si fa in Italia quando qualcuno prende una decisione a qualcun altro sgradita? Si fa ricorso al Tar.

E il Tar del Lazio ha detto che il medico di base la visita a casa la deve fare sì, ma non e mai per il Covid. Per le altre patologie sì, per il Covid no. Scusi dottore, ho la febbre, può venire? Solo se è normale influenza o magari drammatica setticemia, mi dica lei di preciso che cosa ha? Così i Tar ha immaginato e disposto il colloquio telefonico paziente-medico di base. 

Tar del Lazio ha deliberato un comportamento sanitario con la logica, gli strumenti e le categorie concettuali con cui si misura e vaglia l’articolazione di un contratto commerciale. Tar del Lazio ha fatto il suo. L’irresponsabilità civile spetta a chi consegna al Tar una decisione che non può e non deve essere della Magistratura amministrativa. Cioè alla legislazione vigente, a chi l’ha edificata, a chi vi ricorre.

Virus ringrazia: il divieto di visita e quindi cura guidata a casa del paziente Covid pauci sintomatico contribuisce a mantenere occupati reparti di terapia sub intensiva nei reparti (qui il vero ingorgo) e ad affollare Pronto Soccorso. Non solo, il divieto di visita a casa emanato dal Tar in contrasto e smentita con la decisione della Regione dà una mano a confermare, se fosse necessario, che troppi galli a cantare mai si fa giorno. Se avesse coscienza, virus si congratulerebbe per la permanenza del caos tra gli umani.

REGIONI INCONTINENTI

Lombardia e Piemonte credono di aver intravisto, appena intravisto, un calo non del contagio ma della velocità di accrescimento del contagio. E quindi, incontinenti sul piano politico e comunicativo, subito gli scappa. Gli scappa di chiedere di farla finita di essere Zona Rossa, farla finita prima dei 15 giorni appena stabiliti, gli scappa di farla finita di essere seri, al più presto farla finita di essere seri. Avesse coscienza, virus constaterebbe come con questi umani basta ammiccare e loro ci cascano subito. Hanno una grande e incontinente fretta di dargli una mano.

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