Tarantini: “Complotto contro Berlusconi. D’Addario mente, il presidente non sapeva”

Pubblicato il 1 Novembre 2009 - 16:46 OLTRE 6 MESI FA

Gianpaolo Tarantini

«Alla luce di quanto è successo, sono sempre più convinto che si sia trattato di un complotto». Ne è convinto Gianpaolo Tarantini che, poco prima dell’arresto avvenuto il 18 settembre, ha risposto ad alcune domande di Bruno Vespa per il libro “Donne di cuori”.

Nelle pagine del nuovo lavoro del conduttore della Rai, l’imprenditore pugliese torna a smentire Patrizia D’Addario sul fatto che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sapesse che alcune ospiti delle sue cene erano escort: «La D’Addario mente. Il presidente era all’oscuro di tutto. Non immaginava neppure lontanamente che io potessi retribuire le ragazze», ha detto Tarantini.

Nel libro di Vespa, Tarantini afferma che la D’Addario era l’unica delle donne da lui portate alle cene di Berlusconi che non conosceva personalmente. «Mi è stata presentata dal mio amico e socio Max Verdoscia il giorno precedente alla prima cena del presidente di cui la D’Addario è stata ospite». A questo proposito, Vespa ricorda quanto riferito dallo stesso Berlusconi sulla vicenda: «Sulla D’Addario debbo ribadire che c’era una cena con molte persone organizzata dalle militanti del club “Forza Silvio!” e “Meno male che Silvio c’è”. All’ultimo momento ci si infilò anche Tarantini con due sue ospiti».

Il giornalista ha scoperto che per reclutare le sue amiche Tarantini si appoggiava a tre agenzie di Roma, Bari e Parigi e che l’unica persona a essere fuori del giro delle agenzie era proprio la D’Addario: alla domanda su come gli sia saltato in mente di infilare persone del genere in casa del presidente del Consiglio, Tarantini risponde: «Purtroppo ho sbagliato. Mai avrei pensato che una persona come la D’Addario potesse arrivare a tanto. Purtroppo non la conoscevo. Mi sono fidato di un amico».

L’imprenditore poi si sfoga: «La mia famiglia è stata distrutta da questa vicenda, moralmente ed economicamente. I rapporti con mia moglie sono rovinati». L’intervistato, tuttavia, nega l’esistenza di un sistema per ottenere, attraverso scorciatoie, buoni affari. «Se lei vuole alludere a un “sistema Tarantini”, bene, questo non esiste. Basti vedere come si sono concluse le vicende Protezione Civile e Finmeccanica. Dopo quei due rifiuti – sottolinea l’imprenditore, ora agli arresti domiciliari -, non ho chiesto più niente».

Tarantini commenta anche la notizia della cena elettorale avvenuta a Bari il 28 marzo 2008 con la partecipazione di Massimo D’Alema: «La cena l’ho offerta io e tutti nel partito ne erano a conoscenza, compreso il sindaco Emiliano… Emiliano ha partecipato a tutta la cena ed è andato via solo alla fine… D’Alema – conclude l’imprenditore pugliese – sapeva perfettamente chi ero io, anche perché uno dei miei amici più cari, Roberto De Santis, è uno dei suoi più stretti collaboratori… Quella sera abbiamo scambiato con D’Alema solo poche parole».

Circostanza che è stata smentita dall’esponente del Pd: «Non conosco Gianpaolo Tarantini e non ho mai avuto occasione di incontrarlo. Quella sera arrivai tardi, feci un breve saluto e me ne andai. Non avevo idea di chi aveva organizzato, promosso e pagato», ha detto D’Alema in un’intervista al Corriere della Sera del 10 settembre. Anche il sindaco Emiliano, nel libro, torna a smentire la circostanza: «Fino a mezz’ora prima non sapevo nulla di quella cena. Andai perché Ugo Malagnino, uno dei collaboratori di D’Alema, mi pregò di recarmi a una cena elettorale alla Pignata. Non avrei mai partecipato a quella cena se avessi saputo della presenza dei fratelli Tarantini».