Tassa sui cani non sterilizzati: idea Pd contro randagismo ma…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Novembre 2016 - 14:00 OLTRE 6 MESI FA
Tassa sui cani non sterilizzati: idea Pd contro randagismo ma...

Tassa sui cani non sterilizzati: idea Pd contro randagismo ma… (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Una ‘tassa comunale‘ annuale, da pagare se si sceglie di non sterilizzare il proprio cane. Obiettivo: combattere il randagismo. E’ quella che propone il deputato Michele Anzaldi del Pd con un emendamento alla manovra che prevede che a decidere il nuovo balzello siano i sindaci, indicando anche “esenzioni, riduzioni, detrazioni in favore di determinate categorie di soggetti”. Il randagismo, spiega Anzaldi, “rappresenta un problema sentito dal punto di vista etico ed è anche una questione di carattere economico. Secondo una proiezione dai dati ufficiali esistenti, la gestione dei 750mila cani randagi in Italia costa alle casse pubbliche circa 5,25 miliardi all’anno”.

L’emendamento rappresenta “una proposta concreta per promuovere la cultura della sterilizzazione ed evitare che centinaia di migliaia di cani debbano finire nelle ‘prigioni’ dei canili”. “Se si procede con la sterilizzazione, certificata dai medici veterinari abilitati ad accedere all’anagrafe regionale degli animali d’affezione – aggiunge – non si sarà tenuti a pagare il contributo”.

“Oggi – sottolinea Anzaldi – i cani in anagrafe sono oltre 7 milioni e mezzo, il 10% corrisponde a 750.000 esemplari. I randagi catturati nell’anno 2014, l’ultimo disponibile sul sito del Ministero, sono stati 97.859: con una crescita di circa 100mila animali all’anno, si può immaginare quali siano i contorni che il fenomeno sta assumendo”. “Secondo le stime, un cane in canile – prosegue Anzaldi – costa al comune da 3 a 8 euro al giorno, cioè 1000-3000 euro all’anno, ma evidentemente questa è la retta che i comuni pagano esclusi altri costi come personale, gestione ecc. che devono per forza afferire ad altri capitoli di spesa. Non vengono considerati, inoltre, i bandi straordinari, come le spese del SSN per anagrafe, sterilizzazioni, profilassi, farmaci, visite, test e cure di malattie, antiparassitari. Non sono riportati interventi straordinari come le operazioni anti-randagismo a Pompei e in altre aree del Paese. Una proiezione più aderente alla realtà dei costi potenziali del randagismo, ottenuta considerando tutte le variabili, è di 7000 mila euro per ciascun cane, che moltiplicato per 750.000 cani randagi porta a un totale di 5,25 miliardi all’anno”. L’emendamento prevede anche che siano “esentati dall’imposta: i cani di proprietà di allevatori professionali, i cani esclusivamente adibiti alla guida dei ciechi e alla custodia degli edifici rurali e del gregge; i cani adibiti ai servizi dell’Esercito ed a quelli di pubblica sicurezza; i cani appartenenti a categorie sociali eventualmente individuate dai comuni”.

Ma la proposta di Anzaldi ha spaccato il partito: “Abbiamo chiesto che venga ritirato l’emendamento che introduce una tassa comunale annuale per i proprietari di cani non sterilizzati, presentato alla Camera alla Legge di Bilancio 2017. Riteniamo, infatti, che la proposta, come formulata, non sia adeguata a contrastare il drammatico e crudele fenomeno del randagismo. Pesa, invece, irragionevolmente, sulle significative spese che i proprietari di animali già affrontano per cure e farmaci veterinari”. Lo rende noto la senatrice Silvana Amati, responsabile Pd Tutela e Salute Animali, che ha inviato la lettera al primo firmatario dell’emendamento, Michele Anzaldi, al Presidente del Gruppo Pd della Camera, Ettore Rosato, e al Presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia, sottoscritta dalle senatrici Pd Monica Cirinnà, Manuela Granaiola e Daniela Valentini.

“L’emendamento esclude, tra l’altro, alcune categorie particolarmente a rischio, come i cani che custodiscono greggi e edifici rurali. Siamo fermamente convinte che le campagne di sterilizzazione siano essenziali per combattere il randagismo. Riteniamo, però, che non sia l’introduzione di una tassa a determinarne l’efficacia. Dovrebbero essere previste, piuttosto, convenzioni o meccanismi premiali per visite veterinarie e sterilizzazioni di cani di famiglia, cani senza padrone e vaganti. Misure di questo tipo comporterebbero una significativa riduzione delle spese per gli enti locali nel medio e lungo periodo e neutralizzerebbero il crudele business dei canili lager”, concludono.

 

E non è piaciuto nemmeno all’Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali: “La proposta di istituire una tassa sui cani non sterilizzati denota una sconcertante misconoscenza delle cause alla base del randagismo. Una misconoscenza dietro la quale, a nostro avviso, si cela l’ennesimo tentativo di fare un favore ai soliti noti, cacciatori e allevatori”. Lo dichiara in un comunicato la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi. “L’autore di tale proposta – prosegue Rocchi – ignora, o fa finta di ignorare, che laddove esiste un problema di sovrappopolazione canina, esso è causato non tanto dai proprietari di cani che vivono nei centri abitati, ma proprio da quegli allevatori, agricoltori e pastori, che non sterilizzano i propri animali e li lasciano vagare liberamente sul territorio. Vale a dire proprio da chi si vorrebbe esentare dall’obbligo di sterilizzazione”.

“L’Ente Nazionale Protezione Animali ricorda che la 281/91 è una buona legge che, dove applicata correttamente, ha permesso di debellare la piaga del randagismo -. conclude Rocchi -. Evidentemente, alcuni dei nostri parlamentari non ne hanno contezza. La tassa sui cani, in quanto strumento punitivo, potrebbe aggravare e non risolvere il problema; potrebbe cioè incentivare gli abbandoni. Il randagismo, invece, si batte con misure premiali e agevolazioni: lo dimostra l’esperienza di chi questa piaga è riuscito a debellarla”.