Tasse: l’evasione “bianca” e sfacciata dei professionisti. Uno su tre non dichiara consulenze da centomila euro “a botta”

Pubblicato il 13 Ottobre 2010 - 17:08| Aggiornato il 14 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

“Con il culo in faccia”: al funzionario della Guardia di Finanza l’espressione forte, volgare ed efficace scappa. La seppellisce in un sussurro, la affoga in una frase molto più ufficiale e paludata: “Risultati sbalorditivi, punta dell’iceberg di un fenomeno rilevante di sottrazione di materia imponibile”. Tante tasse non pagate e si sapeva. Ma in maniera tanto sfacciata, perfino insolente, alla Guardia di Finanza, che pure ne vede di ogni colore, non l’immaginavano. Restano dunque “sbalorditi”. Accade infatti che abbiano controllato 1.500 “soggetti”. Professionisti, cioè in ordine non casuale e vedremo perchè, medici, ingegneri, geometri, avvocati, architetti, giornalisti, psicologi, analisti clinici, attori, intermediari di commercio…Millecinquecento su centomila professionisti delle varie categorie. Millecinquecento che oltre a parcelle e stipendi fanno consulenze e incassano i relativi proventi. Non millecinquecento qualsiasi, il primo controllo ha riguardato quelli che incassano consulenze da “almeno” centomila euro. Su 1.500, ben 400 si sono dimenticati di segnalare al fisco un incasso di “almeno” centomila euro. Centomila euro “a botta”, non centomila euro di incasso complessivo. Dunque quasi uno su tre del professionisti nasconde l’assegno o il bonifico incassato da centomila euro. Convinti che così si faccia e così si possa fare.

E’ gente non sprovveduta, in ogni senso. La media delle consulenze incassate, oltre alle altre forme di reddito, è di 395mila euro annui. Il livello professionale è dunque elevato. Impossibile che non sappiano che chi li paga, chi paga loro le consulenze, le aziende e le associazioni, segnala il pagamento effettuato al fisco con i “modelli 770”. Dunque non sono soldi in nero, non è moneta “sommersa”. Viaggia in chiaro. Ma i professionisti, i ricchi e presumibilmente stimati professionisti, ci provano sicuri di riuscirci. Ciò che è nei “modelli 770” inviati al fisco da chi li paga sparisce, non compare nelle loro dichiarazioni dei redditi. Puntano sul fatto che nessuno controllerà, contano sul fatto che i centomila euro nessuno li vedrà finire nelle loro tasche anche se sono nero su bianco nei bilanci di chi li paga.

Il funzionario della Guardia di Finanza suggerisce l’ovvia domanda cui corrisponde ovvia risposta: se fa così uno su tre da “centomila a botta”, cosa faranno quelli che incassano consulenze minori e minime? E’ più che legittimo, quasi matematico supporre andamento inversamente proporzionale: se uno su tre di quelli da centomila ci prova e spesso ci riesce, quelli da diecimila che ci provano e ci riescono saranno uno su due e quelli da mille euro che fanno altrettanto saranno tre su quattro.

In testa tra gli evasori sfacciati appunto medici, ingegneri e geometri. Seguono in classifica avvocati e architetti. Gioranalisti, psicologi e attori inseguono staccati. Il funzionario della Guardia di Finanza giura che dopo i primi 1.500 toccherà controllo agli altri 98.500 dei centomila professionisti. Con i primi 1.500 si sono trovati 158 milioni di tasse evase. Se tanto dà tanto, con i centomila si troveranno 15 miliardi di tasse evase. Evase alla luce del sole, evasione “bianca”, sfacciata e insolente.