Tav, Salvini molla a Di Maio: si fa l’anno del mai, il giorno del poi

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 21 Febbraio 2019 - 09:51 OLTRE 6 MESI FA
Tav, Matteo Salvini molla a Di Maio: si fa l'anno del mai, il giorno del poi

Tav, Salvini molla a Di Maio: si fa l’anno del mai, il giorno del poi (nella foto Ansa, Salvini sul cantiere della Tav)

ROMA – Tav, linea ferroviaria ad alta velocità, tratta Lione-Torino. Per questa opera il Parlamento italiano ha predisposto una mozione, parlamentare appunto, a firma Lega e M5S. Dice la mozione che andrà in votazione negli ultimi giorni del febbraio 2019, che l’intera opera “andrà ridiscussa integralmente”. Quindi la decisione delle forze di maggioranza in Parlamento è di buttarla in tribuna la palla della Tav.

Ridiscutere integralmente dopo anni, anni e anni di discussione e modifiche. Ridiscutere, allungare i tempi, allungarli oltre ogni possibilità di attesa da parte della Ue e della Francia che pagano l’una la metà e l’altra un quarto del costo dell’opera. Ridiscutere integralmente vuol dire a questo punto proclamare che la Tav si frà, l’anno del mai e il giorno del poi.

La mozione della Lega e di M5S è come quei cartelli che una volta stavano nei negozi con sopra scritto: oggi non si fa credito, domani sì. Il cartello restava ogni giorno lo stesso e ovviamente il domani del credito non arrivava mai. Così è per decisione, scelta e improbabile astuzia da parte di Lega e M5S. In quel che una volta si sarebbe chiamato puro “politichese”, (l’eterna ridiscussione integrale) la Lega crede di trovare la foglia di fico dell’assenza di una rinuncia esplicita alla Tav. Insomma non c’è scritto che non si fa. Ma appunto non si fa. Trova invece soddisfazione l’esigenza, quasi vitale per M5S, di portare in campagna elettorale per maggio il blocco sostanziale alla Tav.

Dunque Matteo Salvini la Tav l’ha mollata a Luigi Di Maio. Così è nei fatti e così è nei documenti parlamentari. Dunque sulla Tav Matteo Salvini ha mollato. E’ presumibile l’abbia fatto perché M5S non avrebbe retto ad un avvio di Tav anche se ridotta nell’impatto economico e ambientale. Per M5S la Tav è kriptonite politica e il Maligno fattosi ferrovia. Quindi M5S non avrebbe retto e probabilmente neanche il governo. E Salvini il governo lo vuole tenere in piedi, eccome. Quindi molla sulla Tav a Di Maio.

Pagherà per questo un prezzo elettorale Salvini? Non è detto, non è automatico. La grande e sembra inesauribile riserva di consenso per Salvini è il no agli immigrati. E’ questa la leva che porta e sostiene la Lega al 30 e passa per cento. Il prezzo molto più che elettorale sarà invece economico. Messaggio chiaro alle imprese e a chi volesse investire: in Italia grande cantiere uguale grande blocco. La Tav fissata al giorno dei mai dell’anno del poi significa e annuncia che la recessione economica in arrivo, anzi già quasi alla porta, coglie Salvini e Di Maio come due che credevano di andare al mare, erano usciti in short e infradito quando cominciò a tuonare. In questi casi, sia che si torni indietro sia che si vada avanti, ci si inzuppa e infradicia. La Tav era un piccolo ombrello, buttato via.