Terrorismo, processo alle nuove Br. Gli imputati: “Oggi più che mai è necessaria la lotta armata”

Pubblicato il 27 Maggio 2010 - 15:54 OLTRE 6 MESI FA

Per “conquistare il potere e abbattere il sistema di dominio e oppressione” sono necessari “la lotta armata, la resistenza e l’attacco”. Lo hanno dichiarato in aula alcuni dei 14 imputati nel processo milanese d’appello alle cosiddette ‘nuove Br’ del partito comunista politico-militare, condannati in primo grado nel giugno scorso a pene fino a 15 anni di carcere.

Dalla gabbia dell’aula della prima Corte d’Assise d’appello di Milano, ha preso la parola per dichiarazioni spontanee Claudio Latino, condannato a 15 anni e ritenuto il leader della cellula milanese dell’organizzazione, che aveva, secondo l’ accusa, tra i suoi obiettivi anche il giuslavorista Pietro Ichino.

Latino ha letto, in parte, un documento firmato anche da Vincenzo Sisi, Davide Bortolato, rispettivamente leader delle cellule torinese e padovana, da Alfredo Davanzo, il presunto ideologo del gruppo e da Massimiliano Toschi.

“Noi non abbiamo niente da confessare alle corti della giustizia borghese, che fanno la giustizia di classe”, ha spiegato Latino, facendo riferimento al fatto che in primo grado i giudici avevano considerato un documento “politico” da loro firmato e depositato nel processo, come ha spiegato anche uno dei difensori, l’avvocato Giuseppe Pelazza, come la prova “della loro confessione”.

Latino ha parlato anche della “scelta obbligata della classe operaia di mobilitarsi oggi per difendere le proprie condizioni”. E solo “con la lotta armata, ha aggiunto, è possibile che la situazione cambi. Lo stiamo vedendo in Grecia, dove, dopo la crisi, c’è una ripresa della lotta armata per strappare il potere agli sfruttatori”.

“Nessun tribunale e nessuna corte riuscirà mai ad impedire questa lotta”, ha concluso Latino. Appena il leader Br ha finito di parlare, amici e familiari degli imputati, presenti nell’aula, hanno applaudito, intonato slogan, cantato ‘L’internazionale’ e mostrato bandiere con la falce e il martello per alcuni minuti.

Il processo è stato rinviato al prossimo 7 giugno, quando dovrebbe arrivare la sentenza.