Terzo polo, ecco la mozione di sfiducia: “No alle elezioni, nuovo governo senza Berlusconi premier”

Pubblicato il 3 Dicembre 2010 - 17:01 OLTRE 6 MESI FA

E’ stata depositata alla Camera, accompagnata da 85 firme,  la mozione di sfiducia al governo Berlusconi di Fli, Udc, Api, Mpa, Lib-Dem. Finiani e centristi chiedono un nuovo governo senza  Berlusconi premier in grado di fronteggiare “la delicata situazione internazionale” e ”capace di prendere le misure adeguate per evitare il declino del Paese e garantire il suo futuro civile ed economico”.  Al nuovo esecutivo,  finiani e centristi chiedono anche una nuova legge elettorale  ”per restituire ai cittadini la scelta degli eletti”.

Ecco il testo integrale della mozione: ”La Camera dei Deputati – preso atto che la delicata situazione internazionale, la crisi economica e monetaria che aggredisce l’Europa e lo stato di malessere sociale di ampie fasce della popolazione italiana richiedono la piena operatività di un governo solido e sicuro; – alla luce dell’attuale inadeguatezza dell’esecutivo a garantire, oltre alle misure di contenimento del deficit, il risanamento strutturale della finanza pubblica e il sostegno della ripresa economica e dell’occupazione; – auspicando l’avvio di una nuova fase politica della legislatura ispirata al senso di responsabilita’ nazionale e istituzionale, che punti a modifiche della legge elettorale per restituire ai cittadini la scelta degli eletti, con un governo capace di prendere le misure adeguate per evitare il declino del Paese e garantire il suo futuro civile ed economico; esprime, ai sensi dell’art. 94 della Costituzione, la sfiducia nei confronti del Governo”.

Il finiano Italo Bocchino, subito dopo la presentazione snocciola le cifre: ”Il deposito di 85 firme sotto la nostra mozione, che si aggiungono ai 230 voti per la sfiducia di Pd-Idv e a quelli dei due deputati Beppe Giulietti e Roberto Nicco, rende evidente che ci sono 317 voti per chiudere questa esperienza di governo. Non è una bufala, è  la realtà dei numeri, che per loro natura sono testardi ed incomprimibili e che nella democrazia parlamentare decidono le sorti di un governo”.