Tu fai testamento, tanto non vale. Arriva la legge sul come morire: decide il deputato non il medico e la famiglia

di Riccardo Galli
Pubblicato il 22 Febbraio 2011 - 15:47 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ognuno di noi avrà la possibilità di indicare, attraverso il proprio testamento biologico, quali e quante cure vuole gli siano applicate quando verrà il suo momento di passare a miglior vita. Peccato però che queste indicazioni non saranno vincolanti. Sembra il testo di una vignetta,  è invece un progetto di legge. Anzi presto, molto presto sarà una legge: il governo e la maggioranza hanno gran fretta di approvarla.

Tu scrivi nel “testamento” cosa vuoi o non vuoi, lo scrivi nel caso un domani tu non sia più in grado di volere e parlare. Ma i familiari non saranno obbligati ad accettare la tua scelta, tantomeno i medici. Il “testamento” sarà come una letterina a Babbo Natale, senza destinatario reale. La scelta sul come morire in caso di malattia terminale sarà una scelta fatta “a monte” dalla legge che deciderà quello che è giusto per noi, cioè sarà il deputato ad avere l’ultima e definitiva parola: una legge vincolante e imperativa per tutti per ogni letto di morte. In sintesi questa è la sostanza della legge che il Governo si appresta a varare per regolamentare un campo così delicato come quello indicato dalla locuzione “fine vita”. Quel momento particolare in cui un malato sopravvive solo grazie all’ausilio delle macchine. Quel momento in cui il corpo non è più in grado di vivere autonomamente. Non di eutanasia si parla quindi, non della possibilità di porre fine alla propria esistenza con un atto di volontà contro il corpo che, forse male, forse per poco tempo ancora, sarebbe ancora in grado di proseguire il suo cammino su questa terra. Questa legge non esclude l’eutanasia che pochissimi in Italia vogliono, vieta il distacco dalle macchine anche se tu lo vuoi.

La legge in questione, che sembrava urgentissima nel 2009 a cavallo della morte di Eluana Englaro, è tornata agli onori delle cronache, e soprattutto al centro del dibattito parlamentare, in questi giorni. Fa parte delle assicurazioni che Berlusconi ha fornito alla Chiesa cattolica. La “resurrezione” di questa legge in questo momento non è per nulla casuale.

Il "fine-vita" al Senato: febbraio 2009

Scrive Ignazio Marino, senatore Pd e medico sull’Espresso: “Secondo l’ultimo rapporto Eurispes ben otto cittadini su dieci si dicono favorevoli ad una legge sul testamento biologico che faccia rispettare le proprie volontà sulle cure nelle fasi finali della vita”. Una percentuale così elevata, evidentemente, prescinde dagli orientamenti politici. Ma governo e maggioranza, e anche parlamentari dell’opposizione stavolta e solo stavolta non cedono alla legge dell’obbedienza ai sondaggi.

Tra pochi giorni il Parlamento dovrà votare sulla proposta di legge. C’è da aspettarsi che lo scontro tra gli schieramenti si riaccenda per ragioni esclusivamente ideologiche e che, a due anni dalla scomparsa di Eluana Englaro, il tema del testamento biologico venga strumentalizzato nuovamente dal Pdl, questa volta per dividere l’alleanza dell’Udc con Futuro e libertà e irrobustire una maggioranza logora, con l’intenzione di sconfiggere l’avversario politico e non di scrivere una legge giusta”.

Marino uomo di parte e avversario politico del Pdl, certo, ma non è l’unico a criticare questa legge. “E’ in sé pasticciata e contraddittoria, è una legge in cui si dice al cittadino: fa’ pure testamento, ma sappi che non sarà vincolante, e che su due punti cruciali come l’idratazione e la nutrizione artificiale di persone in stato vegetativo, la tua volontà può non essere ascoltata”. Non sono parole di Roberto Saviano, è l’editoriale di Giuliano Ferrara, lo stesso Ferrara che organizzò una protesta nel momento in cui venivano staccate le macchine che tenevano in vita Eluana e che si è scagliato contro l’aborto, e continua: “Non credo nell’autodeterminazione come mito moderno. Ma credo nell’autonomia della persona, specie in fatto di libertà di cura, e penso che la vita indisponibile debba essere accudita dal soggetto interessato, finché e come può, e dai suoi cari. Meglio un prete, una donna, un compagno affettuoso, gli occhi di un bambino o la barba di un filosofo al mio capezzale, piuttosto che il documento di un legislatore. Qualunque cosa sia scritta in un quel documento, e peggio ancora se ci sia scritto che la mia volontà non vale o è solo una impotente funzione consultiva. Suggerisco ai deputati del centrodestra di ripensarci”.

“L’ordine dei medici ha scritto che bisogna rispettare la volontà del paziente, l’80 % dei chirurghi ha sottolineato che se passerà questa legge disubbidiranno, il 70% dei cittadini vuole una legge dove siano i malati, le persone care e i medici a decidere. Non i politici che hanno vinto le elezioni”. Questi sono dati forniti nuovamente da Marino ma proprio questo è il punto della legge in questione che scontenta tutti e raccoglie critiche da ogni lato, eccezion fatta per la Chiesa, la scelta non sarà dell’individuo, ma dei politici. Mettetevi quindi l’anima in pace, fate il vostro bel testamento biologico, ma sappiate che non avrà alcun valore. Se per vostra sfortuna vi ritroverete nella condizione di dover dipendere da delle macchine per sopravvivere, magari incoscienti, ci sarà al vostro capezzale una legge che deciderà cosa è giusto per voi. I deputati e senatori si fanno medici e decidono che alimentazione e idratazione non sono cure mediche come la medicina sostiene ma obblighi morali, obbligatori e vincolanti. I deputati e senatori si siedono tra voi e il vostro medico e dettano ad entrambi cosa lo Stato e non la scienza o coscienza ordinano di fare. Il malato terminale diventa cosa e corpo di Stato. Alle famiglie e ai medici, agli uomini e alle donne che vorranno fare altrimenti non resterà che la pratica clandestina dell’umana ragione e pietà.