Tetto pensioni p.a. a 6mila €? Il Fatto: “Monti non taglia, conflitto interesse”

Pubblicato il 2 Luglio 2012 - 17:47 OLTRE 6 MESI FA

Il ministro del Lavoro Elsa Fornero (LaPresse)

ROMA – Per il governo la spesa pubblica è eccessiva, le forbici sono pronte a toccare statali e fondi, ma sulla pubblica amministrazione non si toccano le pensioni con il famoso “tetto” da 6mila euro al mese. Perché? Lo racconta il “Fatto quotidiano” con un pezzo firmato da Salvatore Cannavò.  “Ci sarebbe un conflitto di interesse il sottosegretario Polillo percepisce 9.500 euro, il ministro Di Paola 20mila, Anna Maria Cancellieri 6.700”. Sembra che dell’emendamento presentato dal Pdl, Guido Crosetto, per la soglia da 6 mila euro alle pensioni a carico della pubblica amministrazione, non apparirà niente perché ci rimetterebbero coloro che invece decidono la sorte degli emendamenti altrui.

Per ora l’emendamento è stato ritirato e secondo quanto scrive Il Fatto dietro ci sarebbero state “insistenti “pressioni” da parte del governo e degli stessi colleghi di Crosetto”.

Riporta il Fatto: “Smuovi un campo troppo ampio” gli aveva detto in Commissione proprio Polillo. Il sottosegretario sa bene di cosa parla perché è titolare di una pensione di 9.541,13 euro netti al mese percepita dall’ottobre del 2006 dopo oltre 40 anni di servizio come funzionario della Camera. A pensar male, ovviamente, si dovrebbe ritenere che è la propria pensione a indurre a smussare un provvedimento tutt’altro che simbolico (consentirebbe un risparmio di 2,3 miliardi solo per il pubblico, di 15 estendendolo anche al privato). Ma questo presupporrebbe un’azione retroattiva del taglio che, a eccezione dei pensionati comuni (ai quali hanno bloccato l’adeguamento all’inflazione per gli assegni superiori ai 1.400 euro), come gli esodati, non si dà mai nella legislazione italiana. Forse si tratta invece di una mera rappresentanza di un interesse “di casta”.

Tagliando gli assegni della pubblica amministrazione, soprattutto quelli consistenti, si potrebbero risparmiare 2,3 miliardi di euro. Secondo il Fatto però il governo non ha intenzione di mettere mano ai grandi assegni della p.a. perché in lista ci sarebbero alcuni volti noti, ovvero coloro che oggi decidono cosa tagliare alle pensioni degli altri.

Il Fatto quotidiano snocciola diversi nomi:

“Se però si volesse capire chi potrebbe effettivamente essere beneficiato dal mancato tetto, ecco il nome di Elsa Fornero. Il ministro del Lavoro che in pensione ancora non ci è andata ma che gode di una lunga carriera a cui aggiunge importanti consulenze e incarichi prestigiosi. Nel 2010 ha dichiarato un reddito di 402mila euro lordi annui, per cui non è difficile prevedere per lei una pensione al limite della soglia Crosetto. Ma quanti altri “cloni” di queste figure potrebbero essere salvati? Ancora altri esempi, magari proprio considerando l’estensione al privato: il ministro della Giustizia, Paola Severino, ha dichiarato nel 2011 oltre 7 milioni di euro. Il suo collega allo Sviluppo Corrado Passera, oltre 3,5 milioni. Per non parlare di Piero Gnudi, con una dichiarazione dei redditi da 1,7 milioni. Legittimo attendersi che, quando andranno in pensione, saranno ben oltre il tetto”.

E ancora:

“Il ministro Anna Maria Cancellieri dal novembre 2009 è titolare di una pensione di 6.688,70 euro netti al mese. È il frutto di una lunga carriera nell’amministrazione statale, con l’ingresso al ministero degli Interni nel 1972. Il ministro della Difesa, Ammiraglio Giampaolo Di Paola, percepisce 314.522,64 euro di “pensione provvisoria” pari a circa 20mila euro mensili. È pubblicata, inoltre, sul sito del governo quella del sottosegretario allo Sviluppo economico, Massimo Vari che percepisce 10.253,17 euro netti al mese, frutto di una lunga attività di magistrato fino a ricoprire la carica di vice-presidente emerito della Corte costituzionale. Vari è in attesa di un’altra indennità per gli anni trascorsi alla Corte dei conti europea. Così come è pubblicata la pensione di Andrea Riccardi, 81.154 euro lordo annui (circa 4mila euro al mese) frutto del lavoro di docente universitario”.