I due tic di Berlusconi: l’impotenza di premier e le nipotine di Silvio

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Ottobre 2011 - 14:34 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Silvio Berlusconi ha due tic, due autentiche coazioni a ripetere. Tic verbali, nel senso che ripete sempre lo stesso concetto con le stesse parole. Tic comportamentali, nel senso che alle parole sempre uguali corrispondono azioni. Azioni e parole che sono una costante e quindi i “tic” non sono accidente ma sostanza: seguirli, conoscerli, individuarli e segnalarli è doverosa e utile esegesi politica. Detto più terra terra, i tic raccontano quel che davvero Berlusconi fa e pensa. Sono le sue costanti, sono la sua coerenza. E sono stelle fisse nel firmamento del cielo e del mondo come Berlusconi li vuole e li pratica. Il resto è accessorio mutevole: si ricandida, non si ricandida, vuole o non vuole la riforma elettorale, lascia o non lascia ad Alfano, raddoppia o non raddoppia il Pdl alle elezioni con una lista di “berlusconiani doc” senza se e senza ma… Tutto questo cambia ogni giorno, ogni mezza giornata e obbliga i cronisti politici ad inseguire materia sfuggente e cangiante. Ma i tic non cambiano, son stelle fisse e su di loro va tracciata la rotta su cui naviga Berlusconi premier e Silvio uomo.

Il primo tic è quello della “impotenza”. Impotenza politica e di governo. Per la millesima volta Berlusconi si è detto “impotente nei limiti stretti della Costituzione”. Parlava stavolta dei famosi provvedimenti di legge per la ripresa economica, diceva che può “stimolarli” e “suggerirli”, al massimo coordinarli. Ma di più non può, lo giura. E comunica che se solo potesse… E’ così che si sente davvero Berlusconi, non è una scusa. Lui si sente “tycoon prigioniero dell’impotenza di premier”. Se solo potesse…Sparirebbero i vincoli e i dettati della Bce, la sfiducia degli industriali, il nanismo del Pil italiano, la spesa pubblica senza freni, la contrazione dei redditi e dei consumi, la sfiducia montante dei mercati sul debito sovrano italiano. Se solo potesse…Berlusconi si racconta così a se stesso prima ancora che agli italiani. Per questo, se si vota nel 2012, Berlusconi si candiderà eccome. Il tic dell’impotenza di premier chiama il tycoon  che è dentro di lui alla sfida. Berlusconi si guarda allo specchio, si vede politicamente impotente ma il suo specchio delle brame gli comanda di sfidare e vincere questa impotenza. Sente che gli sta sfuggendo, si sta consumando il tempo della sua vita politica e vuole riafferarlo quel tempo. Capita quando la senescenza politica non riesce ad essere elaborata come serena e soddisfatta, oltre che ineluttabile, vecchiaia politica.

Il secondo tic è quello delle nipotine. Prima e forse neanche prima fu Ruby, ma già con Noemi. Poi l’ha rifatto, ha ribattezzato nipotina la montenegrina Katarina. Inventarsi prima la nipote di un premier egiziano e poi la nipote di un premier montenegrino non è incidente da leggerezza, pigrizia nel definire. Berlusconi le chiama e le vive così, nipotine. E anche questa è una sfida al tempo, al suo tempo che fugge via e sta scadendo, quello di uomo, lui direbbe di maschio. Deve sfidare e capovolgere questo tempo. E’ il suo secondo tic cui non si sottrae. Somma il primo tic con il secondo e hai un uomo in lotta contro il tempo, quello politico e quello biologico. E’ questa la bussola, il Nord e il Sud su cui si orienta l’ago dell’anima e della mente di Berlusconi. Consultare la bussola per sapere quel che Berlusconi farà, il resto è fumo e volume, perfino per lo stesso Berlusconi.