ROMA – Sul molo di Porto Rotondo Silvio Berlusconi passeggia e una frase inattesa gli scappa: “E’ una manovra fiscalmente tenue”, cioè poche tasse. Sta sognando il premier, vive su altro pianeta rispetto a quello in cui abitano non solo tutti i giornali ma anche la gente d’Italia? No, non sogna il presidente del Consiglio, calcola. E calcola bene, dice infatti la verità: la manovra è ” fiscalmente tenue” e le nuove tasse sono pochissima cosa. Basta intendersi sul per chi è “tenue” e chi di nuova paga poco o meglio nulla. Forse non hanno fatto proprio così, ma ministri, governo, capigruppo parlamentari, leader e parlamentari sciolti di Pdl e Lega sembrano aver fatto proprio così. Così come? Sembra si siano seduti ad un tavolo con una mappa colorata e marcata della società italiana, dei contribuenti. Mappa del reddito, mappa dell’economia? No, in primo luogo mappa elettorale. In luccicante blu sulla mappa sono segnalati i professionisti, i commercianti, le partite Iva, i proprietari di cose e case, non solo la prima ma anche di più. E i proprietari di beni ad alto costo d’acquisto, acquisto effettuato indipendentemente dal reddito dichiarato. Ecco, dunque: per le zone blu nuove tasse in effetti non ci sono. Niente aumento dell’Iva, niente tassa sui patrimoni, un “buffetto” per qui diciannovemila (diciannovemila su milioni) che dichiarano al fisco più di novantamila euro all’anno. Le zone blu sono salve, la manovra gira al largo da loro.
Poi ci sono le zone rosse: i lavoratori dipendenti a reddito medio alto (cinquecentomila contribuenti), e i dipendenti pubblici tutti. Per le zone rosse la manovra non è “tenue”: chi ci abita paga eccome nuove tasse. Per stipendiati e non autonomi che percepiscono più di novantamila euro annui lordi l’aliquota Irpef sale al 48 per cento. Per gli statali c’è penalizzazione sulla liquidazione se vanno in pensione di anzianità e la minaccia di “sospensione” della tredicesima mensilità. E’ solo un caso che le zone blu coincidano con i “luoghi” elettorali dove Pdl e Lega raccolgono il massimo dei voti e quelle rosse con i “luoghi” sociali che a maggioranza votano per il centro-sinistra? Sarà solo un caso…C’è solo un “luogo” di sovrapposizione tra blu e rossi, il luogo dove si sono incontrati soprattutto Umberto Bossi e Boanni e la Camusso, insomma la Lega, la Cisl e la Cgil: le pensioni di anzianità. Questi voti sono stati protetti nonostante la Bce, gli economisti, la matematica, Confindustria…
Dunque ci hanno pensato o comunque gli è venuto spontaneo e naturale “incrociare” la mappa delle abitudini di voto con quella di chi doveva pagare e di chi doveva restare all’ombra della manovra “tenue”. Ci sono figli e figliastri nella manovra e chissà se la “coscienza a posto” vantata da Giulio Tremonti ne è orgogliosa. Consapevole ne è di sicuro: il ministro dell’Economia non può non sapere quel che sa anche un cittadino distratto. Ma fosse solo la partigianeria sociale, politica ed elettorale delle nuove tasse…Quel che è peggio, peggiore e pure sistematico, è l’aggiunta dell’imbroglio alla tassa. Già, perché ogni nuova tassa contiene un trucco, anzi un imbroglio: di fatto e di immagine, di sostanza e comunicazione.
Il contributo di solidarietà, anzi l’aliquota Irpef al 48 per cento (sia qui ricordato per solo inciso che a giugno Silvio Berlusconi assicurava nuove e più basse aliquote Irpef). E’ stato fatto, ammette anche il governo, “in deroga allo Statuto del contribuente”. Eccolo l’imbroglio: il decreto è legge da agosto 2011 ma l’aliquota al 48 per cento di paga da gennaio 2011. Non si potrebbe fare, una tassa non potrebbe essere retroattiva. Ma ora si può, non l’hanno detto subito, preferivano si scoprisse in busta paga, vorranno infatti gli arretrati, e non sui giornali.
Le Province abolite, tagliate, i Comuni accorpati, le “54mila poltrone tagliate” come hanno annunciato con fierezza Berlusconi e Calderoli. Eccolo l’imbroglio: quali Province saranno abolite si vedrà…Dopo il censimento di fine anno, dopo l’esito dei ricorsi delle Province nelle Regioni a Statuto speciale, dopo che si saranno misurati non solo gli abitanti ma anche i chilometri e i metri quadrati…Si vedrà, forse l’anno del mai e il giorno del poi. E poi le “54mila poltrone”: in stragrande maggioranza, ammesso che saranno tagliate, il loro taglio è stato fatto a misura. A misura delle poltrone, anzi sedioline che costano poco o nulla in denaro pubblico: i consiglieri comunali dei piccoli Comuni fanno questa attività praticamente gratis. E quindi lì il taglio è severo. Altrove è “tenue”.
L’aliquota al 48, anzi al 53 per cento per i parlamentari. Come per tutti, anzi raddoppiata rispetto a tutti. Che bravi, che esempio. Eccolo l’imbroglio: la metà buona dei parlamentari sta sotto i livelli di reddito sopra i quali scatta la maxi Irpef. Infatti la metà buona dei soldi che incassano non è “imponibile”. Peccato, loro avrebbero voluto pagare, pagare di più. Purtroppo…
I miliardi di tagli ai Ministeri. Qui l’imbroglio è confezionato per la Bce e per i mercati che devono comprare i titoli di Stato italiani. E’ la quarta o quinta volta che questo governo mette in bilancio i tagli ai Ministeri. Tagli che poi non si fanno perché…Non si sa perché, ma di regola non si fanno.
I miliardi di tagli agli Enti Locali. A parte che già tutti piangono e che già la maggioranza di governo che li ha varati li dichiara ovviamente “insostenibili”, l’imbroglio sta nel non comunicare alla gente la verità: quei soldi se glieli tolgono Regioni e Comuni e Province se li riprenderanno per via fiscale, dalla gente mediante nuove tasse locali. Non è un sospetto: la manovra autorizza i governi locali ad aumentare le aliquote delle “addizionali”. Non l’hanno messa lì per caso questa nuova “libertà”.
L’ultimo “imbroglietto” è sulle festività: accorpate o cancellate non è ancora chiaro (sapremo il 30 settembre) il Primo di Maggio, il 25 di Aprile e il Due di Giugno. Insomma la festa “rossa” del lavoro, quella “partigiana” della Resistenza e liberazione dal fascismo, e quella tricolore e repubblicana, quella così tanto “italiana”. E’ un caso, solo un caso che la Lega mal tolleri e mai festeggi il due giugno e che la destra non sopporti il 25 aprile e non ami il primo di maggio. Solo un caso. In compenso sono salve le feste dell’Assunzione in cilelo, dell’Immacolata concezione, di Maria madre…Dal Vaticano, discretamente, hanno tenuto a far sapere che l’elenco delle feste intoccabili e di quelle sacrificabili non è venuto da loro.
Imbroglio finale su cui il premier ha detto che “si informerà”. Non molto tempo fa il governo aveva autorizzato il rientro legale dei capitali esportati illegalmente all’estero. Fossero rimasti in Italia, non nascosti al fisco, avrebbero dovuto pagare il 43 per cento di tasse. Poiché sono stati bravi ed efficienti evasori, hanno avuto robusto sconto: per rientrare hanno pagato il cinque per cento, aliquota d’affezione. Si è chiamato scudo fiscale, anche altri paesi l’hanno fatto, ma facendo pagare dal 15 al 25 per cento. Di questi dolcemente trattati dal fisco e dal governo c’è elenco, nonostante con il cinque per cento si siano pagati anche l’anonimato. Andare a bussare alla loro porta sarebbe “deroga allo Statuto del Contribuente”. E quindi non sia mai, qui lo “Statuto si rispetta”. Chiedere, prendere da loro una “mezza Irpef”, un’aliquota al 20 per cento invece che al 43 è questione su cui Berlusconi “si informerà”.
Imbroglio-corollario: il governo si fa severo sull’evasione fiscale e chiede pagamenti “tracciabili”, cioè non in nero e in contanti sopra i 2.500 euro. Il limite era già a tremila e non limita un bel nulla. A parte che il primo provvedimento d’urgenza di Tremonti tre anni fa fu quello di cancellare la “tracciabilità”, le tracce si trovano se qualcuno le segue. Ma una nascosta circolare dell’Agenzia delle Entrate ha appena invitato a diminuire i controlli e a non “esagerare”.