TORINO – ''Il patto di stabilita' e' stupido, quindi il Comune di Torino ne esce''. L'annuncio e' del sindaco del capoluogo piemontese, Piero Fassino, che ha spiegato che lo sforamento – 320 milioni rispetto al tetto imposto dal Governo – e' dovuto alle necessita' di mantenere i servizi (evitando un taglio di 120 milioni) e di pagare i fornitori (per un totale di altri 200 milioni). Nel 2012 – assicura Fassino – Torino tornera' nel patto grazie ai provvedimenti finanziari adottati dall'amministrazione comunale negli ultimi giorni.
Il primo cittadino di Torino non risparmia le critiche all'attuale patto di stabilita' che – dice – e' ''uno strumento stupido di controllo della spesa dei Comuni'' in quanto ''mette sullo stesso piano gli sprechi e gli investimenti. Il nostro Comune e quello di Catania – esemplifica nella conferenza stampa di fine anno – hanno lo stesso indebitamento. Ma qui sono stati costruiti la metropolitana, il termovalorizzatore e il passante ferroviario, mentre li' nulla''.
Altri aspetti che proprio non piacciono a Fassino di questo patto sono quelli relativi alle spese che devono essere incluse e/o escluse. ''Si pensi – spiega – che noi siamo obbligati a sborsare 180 milioni per servizi relativi a settori di competenza esclusivamente statale, come l'amministrazione della giustizia o i servizi sociali, ma questi vengono computati nelle somme che poi contribuiscono a formare il 'tetto'. Al contrario, in passato non abbiamo potuto escludere le spese per le Olimpiadi invernali 2006 in quanto soltanto da quest'anno e' previsto che si possa fare per le manifestazioni di rilievo internazionale, come l'Expo 2015 di Milano''.
Per la violazione del patto, Torino subira' le sanzioni del taglio del 3% (pari a oltre 30 milioni) dei trasferimenti dello Stato e della riduzione del 30% delle indennita' di carica degli amministratori. ''Ma contiamo – sostiene Fassino – che anche tale sistema sanzionatorio sia rivisto alla luce del dibattito in corso a Roma per la modifica del patto di stabilita'. Anche il Governo, infatti, ha riconosciuto che, cosi' com'e' concepito, non e' uno strumento utile per il controllo della spesa degli enti locali''.
A fare da contraltare alla necessita' dello sforamento del tetto del patto di stabilita' c'e', secondo Fassino, la capacita' di rinnovarsi che Torino ha avuto nel corso degli ultimi anni. ''E' la Berlino italiana'', dice citando Giuliano Amato. ''E proprio su questa capacita' e' incentrato un nuovo ciclo di trasformazioni e cambiamenti avviato da questa amministrazione nei suoi primi sei mesi di governo''.
Il programma si e' articolato – e continuera' ad articolarsi nei prossimi mesi – su sette obiettivi strategici: la crescita economica e la creazione di lavoro; gli investimenti in infrastrutture, mobilita' sostenibile e ambiente; la citta' intelligente e l'innovazione (la cosiddetta Smart City); la cultura e la conoscenza; il welfare fondato sulla partecipazione dei cittadini; i diritti, l'integrazione e le pari opportunita'; la riorganizzazione dell'amministrazione per ridurre il debito e liberare risorse.
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