Toscana, non solo Monte dei Paschi: il potere logora il Pd che ce l’ha

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Febbraio 2013 - 16:42| Aggiornato il 19 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

FIRENZE – Il potere logora anche chi ce l’ha. Il Pci-Pds-Ds-Pd toscano, da sempre al governo in Toscana, da quando fu istituita la Regione nel 1970, smentisce la famosa massima di Giulio Andreotti (“Il potere logora chi non ce l’ha”). La mancata alternanza in 40 anni ha portato a un intreccio fra amministrazione, politica e affari che non è difficile mettere a nudo. Non c’è bisogno di casi clamorosi come quello del Monte dei Paschi di Siena. L’indagine del Sole 24 Ore sui “regioburocrati”, quei complessi apparati che prosperano all’ombra dei governi regionali, trova a Firenze pane per i suoi denti.

Basta un dato molto evidente, fatto notare da Paolo Marceschi (Fratelli d’Italia), consigliere d’opposizione. Basta contare le poltrone assegnate ad ex amministratori pubblici del Pd in Regione, nelle società partecipate, negli enti, nelle agenzie regionali e all’Azienda sanitaria locale: sono centinaia. In teoria, per legge, un dirigente dovrebbe essere autonomo dalla politica. Nei fatti, soprattutto ai livelli più alti, è nominato – e, se fa il bravo, riconfermato – dalla politica. Che tende a scegliere persone di fiducia. E cosa c’è di più “affidabile” di un compagno di partito? Scrive Giuseppe Oddo sul Sole 24 Ore:

“Dice Marcheschi: «Una posizione organizzativa in Regione non si nega a nessuno. La macchina ha costi da capogiro. I dirigenti delle cinque direzioni generali più quelli dell’avvocatura incidono per circa 13 milioni. Succede che funzioni assegnate a dirigenti pagati 110-135mila euro l’anno siano svolte parallelamente da agenzie o appaltate all’esterno». […]
Dice Andrea Barabotti, responsabile organizzativo di Lega Nord Toscana: «Il calo di qualità della classe politica ha fatto crescere anche da noi il peso del burocrate. Di fronte a uno che sta lì da vent’anni e conosce i segreti dell’amministrazione, la politica è poco preparata e chi gestisce il potere sa bene quanto vale un dirigente addomesticato».
Uno dei punti nevralgici della macchina regionale è il dipartimento Sanità. Sostiene Giovanni Donzelli, un altro transfuga del Pdl: «Il presidente della Regione, Enrico Rossi, ex assessore alla Sanità, aveva incentrato la propria campagna elettorale sull’efficienza e sulla tenuta economica del sistema sanitario regionale, ma, subito dopo la sua elezione, nella Asl 1 di Massa è emerso un “buco” da 420 milioni». Sembrava dovesse essere un caso isolato. Invece un’altra falla di minori dimensioni, ma pur sempre da 10,5 milioni, s’è aperta nella Ausl 7 di Siena. E il caso rischia di montare insieme a quello del Monte dei Paschi.

Il caso Massa – crediti verso la Regione accumulati in 9 anni, fra il 1998 e il 2007, senza giustificativi – vede indagati di due ex direttori Alessandro Scarafuggi e Antonio Delvino, l’ex direttore amministrativo, Ermanno Giannetti, l’ex responsabile del settore finanza della Regione, Carla Donati, e il presidente della Regione Enrico Rossi. Indagato anche chi doveva controllare che tutti i conti fossero in regola: il professor Niccolò Persiani, dell’Università di Firenze. Che risulta socio della Taitle, “Centro di Ricerca, Formazione e Consulenza Aziendale”, che faceva man bassa di incarichi aggiudicati senza gara da varie Ausl toscane, inclusa quella di Massa, ovviamente.

Al caso Massa è seguito un caso Siena, dove il direttore generale Nicolò Pestelli e il presidente del collegio sindacale Emilio Falaschi hanno denunciato anomalie nei conti alla Procura. Nell’esposto, citato dal Sole, sono indicate responsabilità che arrivano molto in alto:

“Nel documento, di cui Il Sole-24 Ore è in possesso, i due scaricano ogni responsabilità sul direttore del bilancio, Tommaso Grazioso. Racconta Stefano Mugnai, consigliere del Pdl, vicepresidente della commissione Sanità: «Nel 2010 Grazioso, un funzionario della Ausl senese, era andato ad affiancare Persiani a Massa a sostegno del lavoro contabile del commissario, e al termine della collaborazione è stato richiamato a Siena con un incarico dirigenziale a tempo indeterminato di responsabile del bilancio». Ad assumerlo è stata Laura Benedetto, direttore generale prima di Pestelli. Per ricoprire quella posizione dirigenziale era stato previsto un concorso. La Benedetto ne ha chiesto la revoca e ha scelto Grazioso con una più sbrigativa “procedura di selezione”. Ora quella vicenda potrebbe mettere in imbarazzo il presidente della Regione, perché Laura Benedetto, che all’epoca era la compagna di Rossi, è divenuta sua moglie”.