Toto-nomi Quirinale: Raffaele Cantone in ascesa. Espresso: “Uomo dell’anno 2014”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Dicembre 2014 - 10:23| Aggiornato il 14 Gennaio 2015 OLTRE 6 MESI FA
Toto-nomi Quirinale: Raffaele Cantone in ascesa. Espresso: "Uomo dell'anno 2014"

Toto-nomi Quirinale: Raffaele Cantone in ascesa. Espresso: “Uomo dell’anno 2014” (foto Ansa)

ROMA – Raffaele Cantone presidente della Repubblica? Fino a qualche settimane fa il suo nome non era certo tra i favoriti del toto-Quirinale (anzi, nemmeno tra i papabili), ma Marco Damilano su L’Espresso scrive che la sua candidatura è in forte ascesa. Lo stesso Cantone cui l’Espresso ha dedicato l’ultima copertina, definendolo “uomo dell’anno 2014“. Resta il dubbio (fermo restando i meriti e l’impegno messo da Cantone nel suo lavoro) che L’Espresso stia intraprendendo una campagna per tirare la volata al magistrato, ora super commissario anti Corruzione del governo Renzi.

Damilano descrive l’ultima uscita pubblica di Cantone al Quirinale, presenza in cui (giura il giornalista de L’Espresso) si muoveva con una disinvoltura quasi da padrone di casa. Presente, ovviamente, Giorgio Napolitano, che si accinge al suo ultimo discorso di Capodanno da presidente. Scrive Damilano:

Nel grande salone delle feste del Quirinale, nel ricevimento offerto da Giorgio Napolitano alle alte cariche dello Stato per gli auguri di Natale, il presidente dell’Autorità nazionale dell’anticorruzione Raffaele Cantone si è mosso la settimana scorsa come un ospite di gran riguardo.

Un osservato speciale, con tanti sguardi puntati addosso. Di ministri, deputati, senatori, burocrati, presidenti, prefetti, generali, direttori di giornale. Sorridente, affabile e perfettamente a suo agio in mezzo agli esponenti del governo. A partire dal premier Matteo Renzi che lo portava, come si dice, in palmo di mano: «Raffaele, vieni che ti presento una persona».

Amichevole con il ministro della Giustizia b, che conosce dai tempi in cui nel 2011 gli chiese di candidarsi a sindaco di Napoli (Orlando era il commissario del Pd napoletano per conto della segreteria Bersani). Con la capogruppo alla Camera dell’Ncd Nunzia De Girolamo, campana anche lei, e con il ministro dell’Interno Angelino Alfano.

Ma anche con la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, ostinatamente critica con il premier. Quando Renzi li ha incrociati a confabulare ha mimato una crisi di gelosia. «Ma noi lavoriamo insieme, siamo l’anti-corruzione e l’anti-mafia», si è scherzosamente giustificato il magistrato. «E poi siamo quasi vicini di casa in Toscana. La Bindi è di Sinalunga, io ho una casa a Cortona e sono cittadino onorario». E se Cantone riesce a mediare tra la Bindi e Renzi, tutto è possibile.

Damilano scrive che tutti amano Cantone nei palazzi del potere:

Nel Palazzo è praticamente impossibile trovare un critico o un detrattore di Cantone. Tutti lo vogliono, nessuno lo ostacola, almeno a parole. Per il sistema politico il presidente dell’Autorità anticorruzione è una specie di certificato di garanzia. Un marchio Dop sulla pulizia degli appalti e degli affari controllati dalla politica. C’è lo scandalo Expo? Renzi affida pieni poteri a Cantone. C’è da ripulire il comitato d’affari sul Mose? Cantone chiede il commissariamento del Consorzio Venezia Nuova, il governo dà il via libera. L’Italia si candida per ospitare le Olimpiadi del 2024? E chi sarà chiamato a garantire davanti all’opinione pubblica interna e internazionale, in caso di successo della candidatura, che le grandi opere pubbliche previste per i giochi olimpici non si trasformeranno nell’ennesima mangiatoia? Facile: Cantone, ancora lui.

Gianluca De Feo, sempre su L’Espresso, traccia un profilo di Cantone, esaltandone la figura, la sobrietà, quello che si chiama il low profile. Eccone alcuni stralci (per l’articolo completo clicca qui):

Raffaele Cantone è un uomo semplice, di quelli che un tempo venivano definiti “tutto casa e lavoro”. Non apprezza i lussi, non dedica attenzione agli abiti e disdegna i ristoranti: a Roma e a Milano dorme in caserma e condivide i pasti con la sua scorta in tavole calde da commesso viaggiatore. Un provinciale, orgoglioso delle sue radici, che non sono a Napoli, metropoli di splendori e miserie, ma in un paese, Giugliano, confuso nella sterminata periferia di tristi palazzoni cementati dalla camorra.

Lui però ama quel posto, dove continua a vivere con la sua famiglia nonostante sia diventato il confine avvelenato della Terra dei Fuochi: lo guarda ancora con gli occhi della sua infanzia, quando era un borgo profumato di alberi da frutta, «qualche mucchio di case tra piante di pomidoro, èdere e povere palanche», scriveva Pier Paolo Pasolini. Lì la gente sapeva che il futuro si costruisce sgobbando sodo, senza mai rinunciare alla dignità.

Cantone non è uno sceriffo, non ne ha i poteri e non si riconosce in questa figura. Da Roma a Milano, oggi viene sempre più evocato come la persona che finalmente caccerà i tangentisti, come l’ennesimo uomo della provvidenza. La realtà è assai diversa. L’Autorità che presiede non può condurre indagini, non può intercettare, né perquisire. Ha prerogative limitate, ma allo stresso tempo rivoluzionarie: può imporre la trasparenza. Obbligare ministeri, regioni, comuni e società miste a divulgare online come vengono spesi i soldi, dal primo all’ultimo euro: una delle colonne delle democrazie moderne.