Tremonti antipatico piace alle donne? Lo dice il Giornale, di Berlusconi

Pubblicato il 9 Gennaio 2011 - 12:17 OLTRE 6 MESI FA

L’attacco preventivo dell’area Berlusconi a Tremonti ha fatto un piccolo salto di qualità e dagli avvertimenti si è passati alle punzecchiature.

Il Giornale, quotidiano di casa Berlusconi, termometro degli uomori a palazo Grazioli e a Arcore, strumento operativo della campagna anti Temonti, ha avviato un piccolo ma significativo referendum sulla antipatia di Giulio Tremonti che, attraverso il sito internet e la diffusione dei feed a una galassia di siti, ha la potenzialità di una campagna virale.

L’obiettivo sembra per ora mancato: Tremonti non è considerato dai lettori e dalle lettrici del Giornale.it, cui è stato sottoposto un sondaggio in diretta on line, come il più antipatico d’Italia, ma, almeno fìno alla tarda mattinata del 9 gennaio 2011, è solo quarto, dietro Marco Travaglio (di gran lunga il numero uno, Michele Santoro e Fabrizio Corona, il che la dice lunga non tanto sull’ovvia propensione politica dei lettori del quotidiano attribuito a Paolo Berlusconi, ma anche sui loro rigorosi principi morali e moralistici).

Non è il “trattamento “Boffo”, perché non si sono ancora letti riferimenti ai costumi sessuali del ministro Tremonti, anche perché non sembra che gli italiani diano molta importanza al fenomeno. Forse è peggio, perché la simpatia e l’antipatia sono materiali di propaganda politica molto importanti anche se poco considerati dalla sinistra, ai quali invece Berlusconi, supremo lettore e interprete dei sondaggi d’opinione, annette valore iperbolico. Non a caso ha parlato più volte addirittura del “partito dell’amore” (anche vengono i dubbi che Berlusconi più che all’amore che domina la vita di tutti pensasse a quello del Grande Fratello, e non quello di Canale 5 ma quello descritto da George Orwell in 1984.

In ogni caso Tremonti non è un giornalista qualunque, per quanto altolocato, Tremonti è uno dei pilastri fondamentali su cui si basa la sopravvivenza politica di Berlusconi, che pertanto col ministro numero uno ci deve andare piano.

L’articolo su Tremonti è di Valeria Braghieri ed è scritto con grande abilità, tutto in chiave femminile, anzi di solidarietà femminile; è rilanciato dal sito on line Il Giornale.it, ma è anche rintracciabile, attraverso la diffusione virale dei feed, in giro per tutto il web, come ad esempio il sito di propaganda turistica Ciao Balcani.com.

Le colpe di Tremonti sono evidenti: ha salvato le finanze pubbliche e l’Italia dalla speculazione internazionale, da solo contro tutti, non solo contro la facile demagogia dell’opposizione ma anche contro gli assalti alla cassa statale di tutto lo schieramento governativo guidati in primis dallo stesso Berlusconi. Berlusconi si è beccato una serie di brutali no sul muso, di fronte alle sue richieste di distribuzione di denaro pubblico, mentre è probabile che nessuno gli tolga dalla testa il sospetto che la rigidità di Tremonti non sia così ferrea di fronte ai “pet projects”, i progetti di spesa che stanno tanto a cuore, a Umberto Bossi e alla sua Lega.

La Lega è chiaramente il vero grande avversario politico di Berlusconi, sta dilagando nel Nord e fa correre al Pdl il rischio di diventare (più del Pd, che ha comunque una solida base nell’Italia centrale) un partito solo meridionale. Inoltre negli incubi notturni di Berlusconi è probabile che il mascherone di Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e fino a ieri cocco delle grandi e più o meno occulte lobby finanziarie mondiali e scelta naturale per guidare un governo tecnico, si sia mutati, nelle ultime settimane, nei contorni da Pierino-la-peste di Tremonti.

L’articolo di Valria Braghieri è costruito sulla premessa che “le donne, quando si scelgono gli amori, sembrano pazienti psi­chiatriche in vacanza non autoriz­zata dall’assunzione di litio. Evita­no gli affetti praticabili come la pe­ste”, invece ” puntano cieche sulle promessa di guai, filtra­no la realtà col dismorfismo, scom­mettono sulla redenzione della «causa persa». Per questo, quando si tratta di sce­gliere un amore, o anche solo un maschio, è quasi impossibile si con­centrino su quel tizio bonario, ado­rante e gratificante”: “Per questo e per la possibilità, irrinunciabile per qualsiasi femmina, di lamentarsi un domani, del destino beffardo e incontrollabile: «Ma tutte a me?!»”.

Braghieri è brutale: “Non è che succedono tutte a te, stel­la. È che te le cerchi. Quando ci invaghiamo, noi don­n­e siamo tutte intellettualmente di­soneste”.

La tesi è che le donne amano lamentarsi ma in realtà prediligono un tipo di uomini che si possono definire, “in una pa­rola: antipatici”. La categoria comprende l’uomo “che ti ricambia con un’occhiata di ringhiante disprezzo […] maschio indomabile che offre sdegno anche in un sorso di caffè […] op­pressore di tempo, ladro di cortesie, spietato flagello dei deboli”.È lì che puntiamo noi, diciamo la verità. In un partico­lare tripudio chimico che ci orienta verso le «carogne». L’antipatico tira e attira”.

E poi l’a fondo, che, naturalmente, dopo tanta premessa, diventa un complimento: “In politica il miglior esempio lo of­fre il ministro Giulio Tremonti. Che tiene a distanza colleghi, avversari e perfino Bruno Vespa”.

Quel che segue, se non lo ha scritto Berlusconi in persona, certo ne interpreta bene il pensiero. Tremonti “ci manda di traverso la Befana spiegando da Parigi che la crisi è tutt’altro che fini­ta, che ci fa intendere, accanto al suo titanico impegno per risolleva­re l’economia del Paese, una vita di minestrine monacali dalla quale vorremmo tanto sottrarlo, che non si fa mai vedere in compagnia di si­gnore facendoci venir voglia di esse­re quell’unica signora, che instilla, in quanti conosciamo, una sogge­zione mista ad ammirazione, che ci fa venir voglia di vederlo in vestaglia dal momento che sembra in cravat­t­a anche quando è in costume da ba­gno, che pare emani talmente tanta corrente, da farci ambire di appari­re aggrappate al suo braccio: a distanza di non sicurezza”.

L’autrice non ci va certo leggera: “In noi donne, il con­tatto con intelligenze bellicose scatena un’asma mentale che va dritta ai sensi. Quelli più bas­si. Perché è una sfida la micidiale na­turalezza con cui certi uomini (gli antipatici, appunto) cercano di an­nientarti, perché non li ama nessu­no e allora sentiamo che tocca a noi doverlo fare”

Ancora: “Smette di essere importante perfino l’aspetto: l’importante è che sia antipatico”.

Il colpo di grazia: “Guardate Giulio Tremonti: un uo­mo pieno di perché, oltre a quelli po­litici… Come Marco Travaglio, o Re­nato Brunetta, o Oscar Giannino, o Piero Fassino, o José Mourinho, o Gad Lerner, o Michele Santoro o Bruno Vespa stesso o Pierluigi Ber­sani… Che però no. Quello è troppo antipatico perfino per una donna”.