Conti pubblici, finanza: 19 miliardi in meno di fabbisogno finanziario. Tremonti fa paura a Berlusconi?

Pubblicato il 4 Gennaio 2011 - 11:38 OLTRE 6 MESI FA

Il Giornale lo spara in prima pagina: “Tremonti non fare il Fini di turno”. Gli esegeti del retroscena politico, confortati dai rumors di Palazzo, cavalcano l’ipotesi di un patto tra il ministro dell’Economia e Umberto Bossi per accerchiare il Cavaliere, costringerlo alle urne e prenderne il posto. Con il divo Giulio al timone. Ma è dalle notizie che arrivano sul fronte dei conti pubblici, buone in questo caso, e soprattutto vere, che gelosia e diffidenza di Berlusconi trovano una giustificazione plausibile. Il fabbisogno annuo del settore statale si è attestato a circa 67 miliardi e mezzo di euro, inferiore di circa 19 miliardi  rispetto a quello registrato nel 2009, pari a 86 miliardi.

Insomma, l’artefice della messa in sicurezza dell’Italia è solo uno, il superministro che taglia, che non spende, che lancia segnali rassicuranti al mercato internazionale. La politica del fare la incarna Tremonti, a dispetto del mantra ossessivo salmodiato dal premier ad ogni occasione e che i fatti si incaricano di smentire sistematicamente. E pazienza se “fare” fa rima solo con tagliare. La direzione intrapresa è quella giusta, lo vuole l’Europa, lo esige la situazione economica. E la responsabilità delle mancate riforme non è certo la sua.

Nel solo mese di dicembre 2010 si è registrato un avanzo del settore statale determinato in via preliminare in 9,1 miliardi, superiore di circa 7,3 miliardi rispetto a quello realizzato nel dicembre 2009 (1.825 milioni di euro).

Il Tesoro ha rivisto inoltre lievemente al ribasso il dato del fabbisogno dello scorso mese di novembre. Rispetto al dato pari a circa 5 miliardi comunicato lo scorso primo dicembre e precisamente 5,221 miliardi, i dati di sintesi resi noti dal ministero dell’Economia indicano un fabbisogno pari a 4,614 miliardi di euro. Con uno scarto quindi di circa 600 milioni.

Diverse le cause che hanno contribuito al risultato: l’avanzo del mese di dicembre, dal lato degli incassi, registra un buon andamento delle entrate tributarie che, oltre a beneficiare di una parte del previsto recupero del minore gettito del mese di dicembre 2009 collegato alla riduzione della percentuale del secondo acconto Irpef, ha in larga parte compensato il venir meno dell’introito derivante dall’imposta straordinaria sulle attività finanziarie e patrimoniali detenute all’estero. Cioè gli incassi dello scudo fiscale. Dal lato della spesa invece, rispetto allo scorso anno, l’avanzo del mese di dicembre sconta una dinamica molto contenuta dei pagamenti sia dell’amministrazione statale sia delle amministrazioni territoriali per effetto della continua azione di contenimento della spesa.

Tornando alle analisi in forma di invocazione degli editorialisti di centro destra, è chiaro come il peggior amico di Berlusconi in questo momento sia un candidato della maggioranza con l’allure del salvatore della Patria. Non un Fini qualsiasi. ”Caro Tremonti – si legge nell’editoriale firmato da Mario Giordano – ottimo lavoro, ma adesso non fare il Fini. Ti manca solo quello per completare il miracolo: hai salvato l’Italia dal disastro economico, ora non ti resta che resistere alle sirene del dopo-Berlusconi”. ”Noi continuiamo a pensare che un tuo tradimento sia impossibile – prosegue Giordano – ma a pensarci bene anche il tradimento di Fini sembrava impossibile un anno fa”. ”Dicono i maliziosi che stavolta la partita sia particolarmente ricca perchè, oltre al dopo Berlusconi, ci sarebbe in ballo anche il dopo Bossi. Dicono che nella Lega la partita sia aperta. E dicono che tu, Maroni e Calderoli, nelle notti padane, state ridisegnando tutti i confini del centrodestra di domani, manco fosse un simposio di Farefuturo”.

A Tremonti è dedicato anche l’editoriale di Libero, ma con una linea diversa. ”Fatti due conti, teniamoci stretto l’odiato Giulio”, titola il suo pezzo Maurizio Belpietro. Dopo aver chiarito che il ministro dell’Economia gli ”sta sui cosiddetti”, il direttore del quotidiano riconosce i meriti del ministro: ”Pochi sono riusciti a resistere cosi’ a lungo su una poltrona che scotta come quella da lui occupata. Anzi è il solo ad avercela fatta per un tempo record di sette anni. Per fortuna nostra: fossero rimasti altri, oggi saremmo in bancarotta come la Grecia o l’Argentina”.

Infine, l’appello a Berlusconi: anche se preoccupato ”dal legame tra Tremonti e la Lega” e dalle ”ambizioni” del ministro ”di subentrargli a Palazzo Chigi”, il premier dovrebbe ”prendere un Alka-Selzter” e digerire Tremonti: ”Il ministro dell’Economia – conclude Belpietro – non è Fini, che se lo si perde si fa un affare: quello se molla succede un patatrac. Dunque, caro Silvio, manda giu’ che prima o poi Giulietto ci tirerà su”.

Per non trascurare il retroscena politico, quello preventivo, bisogna riferire dell’incontro di stasera (martedì 4 gennaio) la cosiddetta “cena degli ossi”. La anticipa Massimo Giannini su Repubblica. Un incontro serale tra Tremonti e Bossi che vorrebbero coinvolgere anche Berlusconi per dargli un ultimatum: “Il voto è ormai inevitabile”. Durante la rituale abbuffata di ossi di maiale, lenticchie, fagioli con la cipolla, soppressa, salame di camoscio, vino e grappa, Giulio e Umberto spiegheranno all’amico Silvio che la festa, per il governo, è davvero finita. Le elezioni anticipate sono ormai inevitabili. Non per volontà politica della Lega, ma per contabilità aritmetica in Parlamento.

Anche l’Udc di Casini sta valutando l’ipotesi di un Tremonti premier e il filo conduttore è quello del federalismo. Casini potrebbe aprire alla Lega e in un eventuale governo tecnico o governo “tremontiano”, l’Udc sta cercando uno spiraglio qualsiasi dove potersi infilare, anche all’ultimo momento andrebbe più che bene. Per ora resta la vittoria di Tremonti, l’indigestione di Berlusconi, l’opportunismo di Casini. Alla finestra, più che altro a guardare, ci sono Pd, fli e Idv.