Tremonti ordina, la Sicilia “secede”. Per la Regione la finanziaria nell’isola non vale: “Spendiamo come ci pare”

Pubblicato il 18 Gennaio 2011 - 16:16 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti

Tremonti ordina, la Sicilia “secede”. Il governo dell’isola, autonomo eccome se autonomo, ha deciso e fatto sapere che laggiù la legge finanziaria non vale. C’è ma non si applica perché la Regione Sicilia pratica la secessione del portafoglio. Ora e subito, altro che Bossi che aspetta il federalismo. Nessuno può mettere bocca su come la Sicilia gestisce la sua spesa, non se lo sogni il Ministro Tremonti e non ci speri lo Stato Centrale. A Palermo hanno infatti deciso che non saranno applicate le norme contro gli sprechi negli enti locali e di contenimento della spesa introdotte dalla finanziaria di due anni fa e poi successivamente inasprite.

A stabilirlo è una circolare emanata dal dipartimento delle Autonomie locali che porta la firma dell’assessore Caterina Chinnici che giudica “le disposizioni, seppur finalizzate alla riduzione dei costi connessi al funzionamento degli organi rappresentativi ed esecutivi degli enti locali, refluiscono in maniera rilevante sullo status di amministratore locale e sull’assetto ordinamentale e organizzativo degli enti medesimi, materia riservata dallo Statuto alla potestà legislativa esclusiva della Regione siciliana”. In altre parole potrebbe suonare come “iniziativa lodevole quella di ridurre la spesa, ma noi facciamo come ci pare”. Perché, si noti la grazia burocratica del termine scelto, le iniziative del governo di Roma “refluiscono”, cioè toccano anche la spesa pubblica in Sicilia. Quindi la legge di Tremonti e di Roma vale solo se non “refluisce”.

Ma non è tutto perché l’assessore, con la sua circolare che ha ottenuto il benestare dell’ufficio legislativo e legale della Regione, ricorda a tutti che la Sicilia può non applicare il divieto di cumulo degli emolumenti per i parlamentari nazionali ed europei e per i consiglieri regionali e può mantenere il rimborso forfettario e onnicomprensivo delle spese diverse da quelle di viaggio dovuto agli amministratori autorizzati per mandato a recarsi fuori dal capoluogo del comune. Per cui, oltre a non poter dire alla Sicilia come spendere, non si può nemmeno dire ai suoi amministratori quanti incarichi possono ricoprire contemporaneamente. A garantire tutto questo ci pensa l’articolo 119 della Costituzione che sancisce l’autonomia finanziaria e di spesa delle Regioni, ricorda sempre la Chinnici, che ha tenuto a precisare anche ”Nessuno stop a tutte quelle disposizioni per la riduzione dei costi della politica introdotte con la Finanziaria nazionale dal ministro Tremonti che, però, così come chiarito dall’Ufficio legislativo e legale, non si applicano in Sicilia vista la potestà esclusiva della Regione in materia”. Il Ministro può quindi stare tranquillo, la bocciatura siciliana della finanziaria non è per tutti, nelle altre Regioni, la Sicilia bontà sua concede, rimane valida.