Tridico, aumento stipendio grazie a Lega e M5s: troppi 150mila euro? O troppo pochi 62mila…

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 27 Settembre 2020 - 17:01 OLTRE 6 MESI FA
Pasquale Tridico, aumento stipendio voluto da Lega e M5s: troppi 150mila euro? O troppo pochi 62mila...

Tridico, aumento stipendio voluto da Lega e M5s: troppi 150mila euro? O troppo pochi 62mila… (foto d’archivio Ansa)

Lo stipendio di Pasquale Tridico viene più che raddoppiato: l’aumento era stato voluto dal governo Lega-M5s. Qual è il giusto stipendio per il presidente dell’Inps?

Lo stipendio di Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, passerà da 62mila a 150mila euro all’anno. Numeri alla mano, lo stipendio sarà più che raddoppiato. In questi tempi di facili populismi in molti gridano allo scandalo.

Ma nessuno si chiede: quanto dovrebbe guadagnare il presidente del più importante istituto previdenziale italiano? Sono troppi 150mila euro o erano troppo pochi 62mila? Grazie alla trasparenza, i compensi della pubblica amministrazione sono noti a tutti. Basterà andare sul sito di qualsiasi ministero per scoprire che il portavoce di un ministro guadagna (di solito) ben più di 62mila euro annui… Per non parlare dei direttori generali dei ministeri.

Puntare il dito contro lo stipendio o la gestione Inps?

Chi chiede le dimissioni di Tridico per questo motivo dovrebbe piuttosto ripensare al sistema di compensi dei manager della pubblica amministrazione. Anche se, in questo caso, la P.A. non potrebbe essere competitiva col settore privato. E dunque i migliori manager rinuncerebbero (sempre di più) a incarichi pubblici. Piuttosto, se si volesse attaccare l’attuale gestione dell’Inps, sarebbe meglio puntare il dito sulle inefficienze e sui ritardi veriticatisi durante la gestione Coronavirus.

Tridico, l’aumento di stipendio voluto dal governo Lega-M5s

Una delle cose più divertenti, come spesso accade, è la reazione del mondo politico alla notizia dell’aumento di stipendio. Ovviamente ha cominciato Salvini, che ha chiesto le dimissioni di Tridico. A ruota Di Maio ha chiesto chiarimenti. Infine il premier Conte ha detto di “non essere informato” sulla questione.

Ma…c’è un però. La norma che ha portato all’aumento di stipendio è datata giugno 2019. Quando al governo c’erano Lega e M5s. Presidente del Consiglio: Giuseppe Conte. Vice premier: Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Di Maio era anche il ministro del Lavoro (a cui è intestato il decreto con l’aumento di stipendio).

Circostanza ricordata dallo stesso Tridico in una lettera pubblicata su Repubblica (il giornale che per primo ha dato notizia dell’aumento di stipendio).

Lo spiega dettagliatamente un articolo di Repubblica, a firma di Valentina Conte e Giovanna Vitale: Gli stipendi di oggi dei vertici di Inps, ma anche di Inail, sono frutto di un patto Lega-M5S siglato con l’altro vicepremier Matteo Salvini e avallato dal premier Conte. Lo dicono le carte. La legge istitutiva di Reddito di cittadinanza e Quota 100 — la 26 del 2019 — prevede che le retribuzioni siano fissate con decreto del ministro del Lavoro.

Una nota dell’allora capogabinetto di Di Maio, Vito Cozzoli — ora presidente di Sport e Salute, spa del ministero dell’Economia — datata 12 giugno 2019, lo dimostra. Con tanto di cifre: 150 mila euro al presidente, 100 mila euro al vicepresidente e 23 mila euro ai tre consiglieri dei due consigli di amministrazione ancora da nominare. La nota era indirizzata alla Direzione generale per le politiche previdenziali dello stesso ministero del Lavoro e per conoscenza al premier, al ministro del Tesoro Giovanni Tria e al Ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta.

Salvini chiede le dimissioni di Tridico

“Inps, non ho parole. Invece di aumentarsi lo stipendio, prima paghi la cassa integrazione alle centinaia di migliaia di lavoratori che la aspettano da mesi, poi chieda scusa e si dimetta”. 

La lettera di Tridico

Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, si è difeso affermando che non è stato coinvolto nella decisione e che comunque non prenderà arretrati.

“Tutto l’articolo ruota intorno a due falsi”, ha lamentato in una lettera a Repubblica, il giornale che aveva sollevato, “per effetto del decreto interministeriale che stabilisce i compensi del Cda di Inps (e Inail), al sottoscritto sarebbe riconosciuto un arretrato di 100mila euro. Questo il primo falso.

La realtà invece è che la nuova misura del compenso previsto per il presidente dell’Istituto decorrerà non da maggio 2019, bensì dal 15 aprile 2020, vale a dire da quando si è insediato il cda e ne ho assunto la carica di presidente. Il secondo falso è che non è nei poteri del presidente o di qualsiasi altro organo dell’Istituto determinarsi i compensi”.

La ricostruzione del 2019

“Sono stato nominato presidente Inps con decreto del Capo dello Stato in data 22 maggio 2019”, ha ricordato Tridico, “successivamente, a giugno 2019, con nota del Gabinetto del ministero del Lavoro venivano proposti i compensi del cda che si stava costituendo: 150mila euro lordi per il presidente, 100mila per il vice e 23mila per i 3 componenti del consiglio. Nel frattempo, la crisi di governo dell’agosto 2019 ha ritardato la nomina del cda. Così, solo dal 15 aprile 2020 ho assunto le funzioni di presidente del cda”.

“Nella prospettiva della ricostituzione del cda dei due enti – prosegue Tridico – la legge 28 gennaio 2019, aveva previsto che, con apposito decreto interministeriale, sarebbe stata fissata la misura dei compensi dei predetti organi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Tant’è che detti compensi sono finanziati attraverso la riduzione di spese di funzionamento di Inps e Inail.

Il 15 luglio 2019 il Dipartimento per il coordinamento amministrativo della presidenza del Consiglio ha avviato l’iter per la determinazione dei compensi del presidente e degli altri componenti del cda dei due enti, sulla base di una direttiva del presidente del Consiglio dei ministri del 9 gennaio 2001 che fissa i criteri e gli indicatori da assumere a riferimento a tal fine; direttiva che dal 2001 detta le regole per la fissazione dei compensi degli organi di tutte le amministrazioni pubbliche, suggerendo l’utilizzo di un apposito software per determinare i compensi per il cda sulla base del bilancio dell’Istituto e del numero di dipendenti”.

“Secondo il software avrei dovuto prendere 240mila euro”

“Tale software restituiva un compenso per il presidente Inps e per il cda molto più elevato: per il presidente di 240 mila euro, pari al compenso dei dirigenti centrali dell’Inps, e ai vertici di amministrazioni simili”, ha spiegato Tridico,  “tuttavia, il decreto interministeriale del 7 agosto 2020 del ministro del Lavoro e del ministro dell’Economia, decreto necessario e conseguenziale all’insediamento del cda, stabilisce 150mila euro per il presidente, 40mila euro (elevabili a 60mila in funzione delle deleghe esercitate) per il vice presidente e 23mila euro per ognuno dei componenti del cda. Insomma, i ministeri vigilanti sono intervenuti per ridurre la misura derivante dall’applicazione di quelle regole”. (Fonti: Ansa, Repubblica e Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)