Trullo-Roma-Lazio, là dove il caccia lo straniero dalla casa popolare è razzismo (e racket)

di Lucio Fero
Pubblicato il 29 Settembre 2017 - 16:34 OLTRE 6 MESI FA
Trullo-Roma-Lazio, là dove il caccia lo straniero dalla casa popolare è razzismo (e racket)

Trullo-Roma-Lazio, là dove il caccia lo straniero dalla casa popolare è razzismo (e racket) (foto Ansa)

ROMA – Trullo-Roma-Lazio, là dove il caccia lo straniero dalla casa popolare è razzismo (e racket). Non c’è nulla di meglio della fredda cronaca, dei fatti puri svoltisi a Roma Borgata Trullo per vedere cosa c’è in concreto sotto lo striscione, la parola d’ordine, la bandiera che tanto piace e tanto sventola del “prima agli italiani”.

E cosa meglio e più evidente può mai esserci da dare prima agli italiani della casa popolare? Le case popolari, a Roma si chiamano case dell’Ater.

Abitano nelle case popolari a Roma inquilini di fatto e di diritto. Quelli di fatto le case se le sono prese. Talvolta da soli, più spesso assistiti da apposite bande che gestiscono il racket. Praticano una tariffa e un servizio tutto incluso: sfratto dell’inquilino di prima, se c’è. Sfondamento della porta. Altra serratura. Vigilanza che nessuno abbia nulla da dire. Inquilini di fatto e di racket. Non di rado vestiti con abiti sociali e politici. Movimenti per la casa e Forza N uova ad esempio si contendono il business.

E inquilini di diritto nelle case dell’Ater a Roma. Di diritto antico spesso e abbastanza imperscrutabile. Inquilini da decenni magari, inquilini che nulla hanno di condizioni economiche disagiate che forse un tempo furono ma oggi non più. Eppure abitano quegli appartamenti come fossero di famiglia, eredità e proprietà di famiglia. E spesso pagano canoni di affitto ridicolmente bassi. Spesso neanche quelli, spesso sono morosi anche per affitti di poche decine (decine!) di euro mensili.

Qualche volta, di rado, l’Ater assegna una casa popolare a nuovi inquilini. Del tipo di quelli cui una casa popolare va assegnata, tipo una famiglia, basso reddito, condotta pulita, nessun padrino o protettore.

Stavolta l’Ater aveva assegnato un appartamento al Trullo ad una famiglia fatta di tre…italiani! Papà, mamma e figlio. Italiani tutti e tre. Talmente italiani che il fratello della donna è un militare della Repubblica italiana.

Ma…c’è un ma. I vigilantes (del racket?) che pattugliano e presidiano a tutela del loro uso e possesso del patrimonio pubblico di cui si sono impadroniti lavorano molto dietro il paravento del “prima agli italiani”. Serve loro per mobilitare e aizzare contro le assegnazioni regolari delle case. Grido che danno la casa agli stranieri e ti viene dietro la gente e pure la tv.

Dunque i vigilantes vigilano, fanno la guardia  e vedono niente meno che una donna scura di pelle. Una nera niente meno. E’ fatta, pronta, cotta da sfornare: via i neri dalle case popolari, case popolari prima agli italiani. Mobilitazione, picchetto, sassi, scontro con i vigili urbani…e soprattutto un bel po’ di gente del luogo che bofonchia e ringhia: prima le case agli italiani!

Ma quella donna nera di pelle che volevano cacciare è italiana. E questa circostanza svela che loro volevano e vogliono cacciare lo scuro, il nero, il negro. Il caccia lo straniero dalla casa popolare si svela al Trullo per quello che concretamente è nelle borgate e periferie: razzismo, razzismo di popolo, lavorato e cucinato da neo fascisti. E racket, racket delle case popolari, cioè industria della casa popolare come refurtiva che non deve essere mai restituita al patrimonio pubblico. Men che mai facendo passare ed entrare in casa una famiglia che la casa popolare l’ha ottenuta per regolare assegnazione.