UDINE – I 25 componenti del consiglio provinciale di Udine sono stati rieletti, ma per legge non avrebbero potuto. Sergio Rizzo sul Corriere della Sera spiega che nel decreto “salva Italia” del governo Monti si stabilisce che i consigli provinciali devono essere ridotti a massimo 10 persone. Abolita poi l’elezione diretta da parte dei cittadini, i consiglieri devono essere nominati dai Comuni su precise regole. Ma il leghista Pietro Fontanini, rieletto alla provincia, non ha rispettato quanto previsto dal decreto, scrive Rizzo.
I criteri di selezione dei consiglieri sarebbero dovuti arrivare con un provvedimento attuativo lo scorso 31 dicembre. Il provvedimento però non è mai arrivato, scrive Rizzo:
“Nelle ultime concitate fasi del governo Monti questo decreto ha poi seguito la stessa sorte delle tante riforme abortite. E siccome il cambio di strategia aveva interrotto il percorso originariamente avviato dal «salva Italia» con lo svuotamento dei poteri, pure quello si è arenato .Ma la norma che ha posto fine al sistema dell’elezione diretta dei consiglieri, limitandone a dieci il numero massimo, è comunque sopravvissuta”.
Il “salva Italia”, precisa Rizzo, vale anche per le Regioni a statuto speciale come il Friuli Venezia Giulia:
“Per le Regioni a statuto speciale c’è soltanto un’accortezza tesa a salvaguardare formalmente le loro maggiori autonomie: l’obbligo di recepire nei rispettivi ordinamenti l’abolizione dell’elezione diretta dei consigli provinciali entro il 30 giugno 2012”.
Poi Rizzo spiega il rinnovo del consiglio provinciale di Udine:
“Nel Friuli-Venezia Giulia si è deciso di andare regolarmente al rinnovo dei 25 componenti del consiglio provinciale di Udine il cui mandato finiva nel 2013 come se la legge che non lo consente più non fosse mai esistita. Quelle poltrone resteranno perciò occupate altri cinque anni. A partire, ovviamente, dalla più importante. Sulla quale è già seduto il leghista Pietro Fontanini: governatore della Regione nel 1993, parlamentare per tre legislature e presidente della Provincia dal 2008. Il suo avversario sconfitto Andrea Simone Lerussi, paradosso dei paradossi, guidava una coalizione di centrosinistra con una lista battezzata «Chiudiamo la Provincia»”.
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