Umbria. Marco Ricci, scartato da Berlusconi per orecchie a sventola. Ma alla fine…

di Emiliano Condò
Pubblicato il 1 Giugno 2015 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA
Umbria. Marco Ricci, scartato da Berlusconi per orecchie a sventola. Ma alla fine...

Umbria. Marco Ricci, scartato da Berlusconi per orecchie a sventola. Ma alla fine…

PERUGIA – Alla fine succede che in una regione rossa da sempre, l’Umbria, al cattolicissimo candidato di centrodestra Matteo Ricci quasi riesce l’impresa. Perde, d’accordo, ma perde per una incollatura. La governatrice uscente di centrosinistra, Catiuscia Marini, si riconferma tale con il 42,7% dei voti. Ma Ricci, uno messo là con pochissime speranze di fare bene, alla fine porta a casa il 39,3% dei voti e soprattutto fa passare una nottataccia a quelli del Pd. Perché al di là dei grandi numeri perdere l’Umbria sarebbe stato uno schiaffone inatteso. E pure vincerla di poco, al di là delle partite con la Playstation fatte da Renzi e Orfini, non fa proprio saltare di gioia il Partito.

Ma Ricci come candidato governatore non doveva neppure correre. A Berlusconi non piace granché. E nulla c’entra la politica visto che Ricci è riuscito a strappare Assisi alla sinistra e a governarla in più occasioni. La colpa sarebbe del look. Ricci è calvo: gioco di parole a parte Berlusconi ci passa sopra. Quello che non sopporterebbe sono le orecchie a sventola. Un “difetto” secondo l’ex premier poco compatibile con l’immagine che ha lui del candidato ideale del centrodestra.

Racconta per esempio il Corriere della Sera che quelle orecchie, nel 2010, gli sarebbero costate la candidatura. Berlusconi ci parlò, lo apprezzò sul piano politico ma alla fine scelse Fiammetta Modena, che le orecchie le aveva a posto ma prese 20 punti dalla Marini. Ad onor del vero Ricci la storia delle orecchie a sventola l’ha sempre smentita. Sta di fatto che si è trovato candidato 5 anni dopo. E che i 20 punti di distacco sono diventati meno di tre. Impresa sfiorata. Il suo programma dovrà attendere. Un punto su tutti: sempre nel 2010 Ricci aveva stilato una lista di 10 proposte per l’Umbria. Qualcuno le aveva ribattezzate i “dieci comandamenti”. Il primo? “Inserire i valori della santità e dell’identità nello Statuto regionale”.