Un “hub” delle pomparelle nella Roma d’affari e di governo

Pubblicato il 22 Novembre 2009 - 10:59| Aggiornato il 14 Settembre 2016 OLTRE 6 MESI FA
Piazza Colonna

Si tratta di una vecchia storia. Ma letta accanto a quella del governatore australiano Mike Rann, al centro di una tempesta perché si intratteneva nel suo ufficio con una barista, spiega meglio del mappamondo perché l’Italia è agli antipodi dell’Australia.

«C’è un mio amichetto: è il Presidente della Commissione Lavori Pubblici. Te tocca fallo gioca’ con qualche tua amica, così so’ semo comprato. Se poi questa tua amica ie fa pure una pomparella, è nostro».

È la Roma del 1999, ma non si vedono differenze con quella di cui si mormora nei bar e nei salotti e si scrive sui giornali dieci anni dopo. Un tale Claudio telefona a una procace signora romana di origini campane, descritta dai vicini come perennemente abbronzata e attaccata al cellulare. La donna ha messo su un vorticoso traffico di incontri e “pomparelle” fra belle ragazze in cerca di autore e dirigenti, funzionari – piccoli o grandi potenti – in cerca di sesso.

Obiettivo della intraprendente signora è ottenere ricche commesse da organi e aziende statali per la sua società di comunicazione, la Cic, sede opportunamente collocata in Piazza Colonna, di fronte a Palazzo Chigi. Per ottenere ciò che vuole, la donna “olia” gli ingranaggi delle aziende pubbliche sfruttando – come da patteggiamento datato 2000 – la prostituzione. Ma attenzione, è improprio definirla una maitresse. Lei non è una “tenutaria”, ma è più un “hub”, un centro di smistamento del commercio erotico che avviene nei più decisivi palazzi della Capitale.

Sì, il meglio che Roma ha da offrire: Acea, Alitalia, Banca di Roma, Ina-Assitalia e infine, last but not least, la Camera dei Deputati.

La Camera dei Deputati

Proprio la Camera. Perché le “pomparelle” possono arrivare molto in alto, fino a Montecitorio. Dove la “smistatrice” entra in compagnia di una ragazza per una porta laterale, dove la “smistatrice” è tanto di casa da ottenere due pass senza neanche fornire documento. Dove arrivano nell’ufficio di un personaggio molto influente, che poi ne fa entrare un altro ancora più importante – praticamente innominabile tanto è il “peso” del nome – “utilizzatore finale” delle prestazioni della giovane amica della donna, che la ripagherà per i suoi servigi con un assegno da 800 mila lire sganciato sul momento.

Alcuni nomi però si sanno. Due sono ricorrenti. Il primo è quello di Francesco Proietti Cosimi detto Checchino, segretario di Gianfranco Fini dagli anni 80 al 2006 e successivamente deputato fra i banchi di An. Il secondo è Vincenzo “Enzo” Morichini, ex amministratore delegato di Ina-Assitalia e amico dell’allora presidente del Consiglio Massimo D’Alema (“Enzo” è compratore e co-intestatario della barca a vela “Ikarus”). Entrambi hanno una relazione sicuramente sessuale e forse anche sentimentale con la donna poi accusata di sfruttamento della prostituzione.

“Checchino” conosce la donna almeno dal 1994, quando a suo dire era rimasto «molto soddisfatto» di una mostra di fotografie della Lollobrigida organizzata dalla società di eventi della donna stessa. “Checchino” potrebbe essere il passepartout per i palazzi e gli affari del centrodestra. Ma nel periodo in cui il suo telefono è intercettato lei se ne dimostra a più riprese delusa, fino a definirlo «uno che non si sa se fa il politico o il paraculo».

La sede di Alitalia

La sede di Alitalia

“Enzo” Morichini in quegli ultimi mesi del 1999 sembra più vicino alla donna. È il suo amante, il suo “sponsor” di sinistra, il tramite per arrivare ad Acea, Alitalia e Ina-Assitalia.

La donna otterrà le commesse che così affannosamente e tenacemente cerca. Ma solo dopo aver incassato la pena patteggiata di un anno senza che nessun altro fosse coinvolto nella faccenda. Solo dopo che da un dossier d’indagine pieno di nomi se ne era processato uno.