Unipol e l’intercettazione Fassino-Consorte: Berlusconi aspetta prescrizione

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Marzo 2014 - 19:10 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi (Foto Lapresse)

Berlusconi (Foto Lapresse)

MILANO – Dovrebbe durare una sola udienza il processo di secondo grado che si apre lunedì a Milano nel quale Silvio Berlusconi è imputato, insieme al fratello Paolo, per la fuga di notizie con al centro l’intercettazione Fassino-Consorte (“allora abbiamo una banca”) ai tempi dell’inchiesta sulla scalata di Unipol alla Bnl e pubblicata su ‘Il Giornale’ nel dicembre 2005, in piena indagine.

L’ex premier e il fratello nel marzo dell’anno scorso erano stati condannati rispettivamente a un anno e due anni e tre mesi di carcere. Il dibattimento, che prenderà il via davanti alla seconda corte d’appello presieduta da Fabio Paparella, salvo inconvenienti, dovrebbe chiudersi in giornata.

Giusto il tempo per la relazione di uno dei giudici del collegio, la requisitoria del pg con la richiesta di non luogo a procedere in quanto il reato di rivelazione del segreto d’ufficio è prescritto dallo scorso luglio. E poi la discussione della difesa, che chiederà l’assoluzione nel merito, e del legale dell’attuale sindaco di Torino che è parte civile.

Dopo di che la Corte si dovrebbe ritirare in camera di consiglio per uscire con la dichiarazione di prescrizione e una sentenza solo sul risarcimento chiesto dall’ex segretario dei Ds e che il Tribunale aveva quantificato in 80mila euro.

Nella vicenda, venuta a galla nell’autunno 2009 in seguito alla denuncia dell’allora leader dell’Idv Antonio Di Pietro e oramai sepolta dalla prescrizione, il leader di Forza Italia – come hanno ritenuto i giudici di primo grado – ebbe un ruolo decisivo.

Senza l’ “apporto” dell’ex premier e senza il suo “benestare” come “capo della parte politica avversa a quella” di Fassino “non si sarebbe realizzata la pubblicazione” di quella conversazione intercettata di cui era nota “la natura segreta” e il cui contenuto venne “sfruttato” politicamente”: erano vicine le elezioni poi vinte con un leggero vantaggio dal centrosinistra.

Secondo le indagini quel dialogo, che non avrebbe dovuto essere reso pubblico, venne fatto ascoltare a Berlusconi e al fratello Paolo ad Arcore, alla vigilia di Natale di nove anni fa da Roberto Raffaelli, l’allora titolare della Research Control System, società che aveva fornito alla Procura milanese le apparecchiature per le intercettazioni, e dall’imprenditore Roberto Favata (condannati definitivamente): i due ritenevano che con quel “regalo”, una “bomba” capace “di valere la vittoria delle elezioni del 2006”, si sarebbero assicurati “l’appoggio del presidente del Consiglio al fine di ottenere la sua protezione” per un progetto industriale in Romania.