Unipol, Berlusconi condannato a 1 anno. Risarcimento da 80mila euro a Fassino

Pubblicato il 7 Marzo 2013 - 12:15| Aggiornato il 8 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Silvio Berlusconi è stato condannato un anno di reclusione per la vicenda del processo Unipol. Il caso riguarda l’intercettazione Fassino-Consorte avvenuta durante la scalata a Bnl da parte di Unipol, pubblicata su Il Giornale quando era ancora coperta dal segreto istruttorio. Il fratello Paolo Berlusconi è stato condannato a 2 anni e 3 mesi. L’ex premier, dopo la sentenza, accusa i giudici di “persecuzione”: “E’ davvero impossibile tollerare una simile persecuzione giudiziaria che dura da vent’anni e che si ravviva ogni qual volta vi sono momenti particolarmente complessi nella vita politica del Paese”.

I giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Milano hanno disposto un risarcimento a carico di Silvio e Paolo Berlusconi di 80 mila euro a favore dell’ex segretario dei Ds Piero Fassino, parte civile al processo sull’intercettazione Unipol. Il risarcimento è stato disposto a titolo di provvisionale.

La condanna per Unipol arriva nel pieno di un trittico giudiziario per Berlusconi. Prosciolto nel processo Mediatrade insieme al figlio Piersilvio, adesso deve aspettare la sentenza sul caso Ruby, per cui la mattina del 7 marzo ha presentato istanza di legittimo impedimento.

Berlusconi risponde di concorso in rivelazione di segreto di ufficio con il fratello Paolo in relazione all’ormai nota intercettazione Fassino-Consorte (”abbiamo una banca?”) avvenuta nel 2005 in piena scalata a Bnl da parte della compagnia assicurativa bolognese. L’intercettazione quando era ancora coperta dal segreto istruttorio venne pubblicata da Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi. Il tribunale non ha disposto alcuna misura interdittiva nei confronti dell’ex premier.

Piero Longo, avvocato difensore di Berlusconi, ha dichiarato: “Credo che sia la prima volta che si condanna per la violazione del segreto istruttorio”. Paolo Berlusconi, condannato per concorso in rivelazione del segreto di ufficio assieme al fratello Silvio, che è stato invece assolto dai giudici per le accuse di ricettazione e millantato credito. Entro 90 giorni ci saranno le motivazioni del tribunale.

Il legale di FassinoCarlo Federico Grosso, aveva chiesto un risarcimento per danni ”morali, esistenziali e politici” di 1 milione di euro. Per quanto riguarda le condanne di 1 e 2 anni e 3 mesi inflitte ai fratelli Berlusconi i giudici, presieduti da Oscar Magi, hanno accolto le richieste del procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli.

Romanelli lo scorso dicembre aveva chiesto, per il leader del Pdl, proprio un anno di carcere e per il fratello tre anni e tre mesi. Per quest’ultimo aveva inoltre chiesto l’ assoluzione dall’accusa di millantato credito. Reato che il Tribunale ha ritenuto di non contestare così come la ricettazione, altra accusa di cui rispondeva Paolo Berlusconi.

L’avvocato Longo ha commentato la sentenza: “Non sono sorpreso, perché siamo a Milano e data la pratica forense nei processi a Silvio Berlusconi“. “Mi piacerebbe difendere imputati con altri nomi e non a Milano”, ha aggiunto l’avvocato con lieve ironia: “Con il massimo rispetto per i giudici, io dico che non credo che i magistrati non abbiano un sentimento o un sentire”.

Secondo Longo la sentenza non è basata su prove, tanto che non si aspettava una sentenza di condanna. Il legale poi ha ricordato ai cronisti che pende ancora in cassazione l’istanza di ricusazione del giudice Maria Teresa Guadagnino, che fece parte anche del collegio sul caso Mediaset, e che: “Se venisse accolta questa sentenza sarebbe annullata”.

Inoltre il processo milanese sul caso Unipol si trova su un ‘binario morto’. Infatti la vicenda giudiziaria verrà sepolta dalla prescrizione che cadrà già il prossimo luglio e al massimo in agosto. Il reato contestato sarà quindi cancellato, ma non il risarcimento di 80 mila euro a Fassino.

Parla invece di “sentenza che ristabilisce verità e giustizia” il sindaco di Torino, che ritiene che la condanna “conferma come intorno a una espressione ironica sia stata costruita consapevolmente, per anni, una campagna di denigrazione e delegittimazione politica”. Per Fassino la condanna è anche ”la conferma di quanto la politica italiana sia stata in questi anni fortemente inquinata da pratiche illecite”.