Unità d’Italia: ma è la festa di chi? La Gelmini vuole le scuole aperte il 17 marzo. I presidi contro il ministro

Pubblicato il 10 Febbraio 2011 - 10:36 OLTRE 6 MESI FA

Mariastella Gelmini

ROMA – La Lega vuole che si lavori, uffici aperti perchè è vero che è festa nazionale il 17 marzo, o almeno così dovrebbe essere, ma è anche vero che secondo loro “c’è crisi”. Una festa orfana dunque. Non solo. Il ministro per l’Istruzione Mariastella Gelmin, evidentemente non paca del suo grado di impopolarità tra gli studenti, ha deciso di lasciare aperte le scuole nelò giorno in cui si festeggiano i 150 anni dell’Unità d’Italia.

“Penso che il 17 marzo le scuole debbano restare aperte – dice la Gelmini – La ricorrenza potrà essere celebrata in classe durante l’orario normale dedicando una particolare attenzione a quel momento storico così importante. Un modo per dare più valore a questo appuntamento, altrimenti si correrebbe il rischio di considerarlo solo un giorno di vacanza in più”. Per questo il ministero dell’Istruzione sta preparando una circolare che spiegherà alle scuole come comportarsi.

Il leader dell’associazione nazionale presidi e alte professionalità, Giorgio Rembado, spiega che “non si possono fare guerre di principio su una celebrazione così importante”. “Poiché la ricorrenza – continua il rappresentante dell’Anp – si può celebrare solo in quell’occasione, se ne dovrà sicuramente parlare in classe, ma non è detto che si debba fare necessariamente il 17 marzo: si può anche creare un dibattito e un confronto sull’Unità d’italia il giorno prima o il giorno dopo”.

La decisione era stata presa pochi giorni fa: scuole e uffici pubblici chiusi nel 150° anniversario della proclamazione del Regno d’Italia, nel settore privato una giornata pagata come festivo. Ma appare sempre più probabile un ripensamento. Ufficialmente Silvio Berlusconi ha chiesto di riflettere sulla questione. Ma il sottosegretario Gianni Letta, che pure aveva parlato di “scelta scritta nella legge”, ha provato a convincere i ministri ex An, quelli che difendono la festa con maggiore fermezza.

Durante la riunione a Palazzo Chigi, convocata per le misure sull’economia, la discussione diventa accesa. Specie tra Umberto Bossi e Giorgia Meloni, che si affrontano con una durezza senza precedenti. Il leader leghista dice che “bisogna lavorare” perché il “ponte sarebbe pericolosissimo in un momento di crisi come questo e non credo che gli imprenditori sarebbero contenti”. Ma soprattutto aggiunge che la “festa sarà percepita in modo diverso a seconda dei luoghi”.

Il ministro della Gioventù non frena il suo carattere: “Una nazione non è fatta solo di soldi, non potete ridurre il 17 marzo ad una festa di serie B”. Secondo Meloni anche tenere aperte le scuole è sbagliato perché “nulla garantisce che in aula si parli davvero dell’unità d’Italia”. La voce sale di tono, i due torneranno a litigare anche dopo la fine delle riunione. Intanto al tavolo si consuma un altro scontro, quello tra Roberto Calderoli e Ignazio La Russa che sulla questione avevano già duellato a distanza. A poco servono le parole di Maurizio Sacconi e Paolo Romani che provano a mettere tutti d’accordo.

Alla fine nessuna sintesi, restano solo le divisioni: “La decisione è stata rinviata – dice il ministro del Welfare Sacconi – ma ne parleremo. Stiamo cercando una soluzione che non pesi sulla crescita economica e allo stesso tempo consenta un’adeguata celebrazione di un evento al quale diamo significato ogni 50 anni”. Lo sprito dell’Unità d’Italia è appena cominciato.