Festa Unità d’Italia: chi diserta, chi provoca, chi finge… è la Lega tricolore

Pubblicato il 18 Marzo 2011 - 10:52 OLTRE 6 MESI FA

La Mole tricolore

ROMA – Chi diserta, chi protesta, chi rimuove Tricolori “abusivi”, chi cambia discorso. Sono questi alcuni fattori che hanno caratterizzato la giornata leghista durante i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia.

A Varese è stato appeso un tricolore sul balcone della sede del Carroccio che da su Corso Matteotti. Se n’è accorto qualche giornalista e ha subito avvisato il segretario cittadino, Carlo Piatti, che ha provveduto a toglierlo, tra le ironie dei passanti. “Una goliardata contro la Lega”, ha commentato Piatti. C’è chi dice siano stati quelli del Comitato per i festeggiamenti. Di certo a Varese il sindaco padano, Attilio Fontana, non ha violato il protocollo istituzionale, anzi. Si è presentato alla cerimonia con regolare fascia tricolore. L’altro sindaco a fare lo stesso ieri è stato il veronese Flavio Tosi. Anche lui alle celebrazioni fasciato nel tricolore.

Ma non tutti hanno aderito “solennemente”. Sotto il Duomo di Milano, al grido di “vergogna, vergogna, la Lega fuori dallo stato”, un gruppo di passanti ha fischiato Matteo Salvini e altri esponenti padani per aver messo le scrivanie fuori da palazzo Marino, dimostrando così di essere al lavoro. Poco prima, in un gazebo a lato di piazza Scala, si erano messi a vendere gadget anti italiani. Fischiati pure lì. Tiziana Sala è stata contestata al termine di un concerto musicale per non aver partecipato alla deposizione di fiori sotto il balcone della casa dove soggiornò Giuseppe Garibaldi. A Bergamo stessa sorte in teatro al presidente della provincia, Ettore Pirovano.

Poi ci sono stati leghisti che hanno proprio disertato le celebrazioni. A Torino il governatore Roberto Cota non si è fatto vedere all’alzabandiera in piazza Castello, così come la presidente della provincia di Cuneo, Gianna Gancia. Ad alcuni sindaci rimasti interdetti, la signora Calderoli ha spedito questa lettera: “Due considerazioni, per rassicurare Lorsignori. La prima: la Provincia era debitamente rappresentata dall’assessore Lauria. La seconda: ho lavorato per l’intera giornata, dividendomi tra sopralluoghi per verificare i danni del maltempo e un incontro a Torino con il presidente della Regione. In un momento di difficoltà ho voluto tenere fede agli impegni con gli elettori e anteporre il bene della nostra terra a cerimonie e tagli di nastro…”.

Anche alcuni consiglieri e assessori regionali lombardi, presenti al loro posto in via Filzi, da Gibelli a Belotti a Galli, hanno suscitato polemiche. Persino nel piccolo comune di Spirano (Bergamo), guidato da Giovanni Palanchini, alcuni uffici sono rimasti aperti. “Questa è una festa che la gente non sente e che in paese ha creato più di qualche malumore”, si è giustificato il sindaco.

Ci sono poi leghisti che hanno passato il 17 marzo facendo volontariato: consiglieri regionali e parlamentari trentini si sono messi a ripulire la spiaggia del lago di Caldonazzo. C’è chi ha celebrato a modo suo la ricorrenza, come il sindaco di Adro, Oscar Lancini, quello della scuola con il Sole delle alpi, che ha celebrato Enrico ed Emilio Dandolo, “eroi risorgimentali che sono morti per l’unità d’Italia e la nostra libertà”.

Come riporta La Stampa poi c’è chi ha rovinato tutto usando parole gonfie di demagogia: Davide Boni, capogruppo al consiglio regionale Lombardo (“certi alzabandiera sanno molto di Ventennio”), Enrico Speroni (“l’inno di Mameli mi infastidisce”), e il solito Borghezio (“l’Italia è divisa in due e quelli per le feste sono soldi buttati”). Tutti e tre spalleggiati dal titolo della Padania: “Festeggiamo l’addio ai parassiti”.