Università, la Gelmini rassicura chi protesta: “Nella riforma nessun taglio”

Pubblicato il 19 Maggio 2010 - 16:21 OLTRE 6 MESI FA

Mariastella Gelmini

Dopo le proteste che ieri si sono sviluppate in vari atenei d’Italia, oggi il ministro per l’Istruzione, Mariastella Gelmini, è tornata a ripetere che la riforma universitaria non taglierà risorse. Anzi, “non contiene alcun tipo di taglio”.

Il ministro ha risposto anche alla preoccupazione dei ricercatori, che stamattina, 19 maggio, hanno protestato davanti al Senato: 1500 di loro rischiano di non vedersi riconfermare il contratto a partire dal 2011. La Gelmini ha osservato che la riforma consente loro di poter avere due contratti triennali “al termine di ciascuno dei quali ci sarà una valutazione e poi la possibilità di accedere all’abilitazione nazionale e quindi entrare in ruolo con una progressione di carriera e con uno scatto stipendiale nell’università o di lavorare all’interno della pubblica amministrazione o nelle aziende private. Credo – ha concluso – che la riforma valorizzi il ruolo dei ricercatori e allinei l’Italia alle prassi europee”.

“Credo – ha aggiunto il ministro – che una maggiore responsabilizzazione del ruolo del rettore e un numero limitato di mandati unitamente alla definizione dei compiti del cda , con la partecipazione anche di membri esterni e quindi il superamento dell’autoreferenzialità del cda stesso, siano elementi positivi. Cosi come lo è l’affermazione di un sistema di valutazione”.

Ricordando che qualche giorno fa la Corte dei Conti ha dato il via libera all’Anvur (appunto l’Agenzia per la valutazione del sistema universitario), Mariastella Gelmini ha affermato che si tratta di “un passaggio fondamentale per fare in modo che le risorse non siano più distribuite a pioggia, ma in base ai risultati raggiunti, alla qualità della didattica e della ricerca. Non più automatisimi stipendiali dunque – ha concluso – ma aumenti di stipendio legati al merito e agli obiettivi raggiunti”. Proprio i criteri di valutazione degli atenei erano stati duramente contestati da studenti e docenti universitari: senza risorse saranno molte le università a rischiare il collasso finanziario.