Università, la riforma è legge. Gelmini: “Incontro con gli studenti dopo Natale”

Pubblicato il 24 Dicembre 2010 - 16:46 OLTRE 6 MESI FA

Mariastella Gelmini

Con 161 sì, 91 no e 6 astenuti la riforma dell’Università Gelmini è legge. La votazione finale è avvenuta in Senato.

In questi ultimi giorni la tensione in Senato è stata altissima: verso le 18,30 di ieri, 22 dicembre, i gruppi di opposizione hanno contestato vivacemente la decisione della conferenza dei capigruppo di concedere soltanto un minuto a ogni gruppo parlamentare per intervenire su ogni singolo emendamento. La seduta è stata sospesa intorno alle 18,40 dal presidente di turno Domenico Nania dopo l’ennesima contestazione delle opposizioni. Alla fine l’ostruzionismo è finito e il voto è slittato definitivamente a oggi, 23 dicembre.

Tensioni che si sono aggiunte a quelle del 21 dicembre, quando la vicepresidente di turno, la leghista  Rosi Mauro, ha dato vita ad una votazione rapidissima degli emendamenti. Il video della votazione ha fatto il giro del web e ha provocato confusione nel testo di legge, che infatti contiene 4 emendamenti dell’opposizione. La conseguenza è che il testo delle legge appena approvata contiene delle contraddizioni su alcuni punti, ma la maggioranza ha deciso che queste verranno corrette nel decreto milleproroghe: l’obiettivo era quello di evitare il più possibile un ulteriore passaggio del ddl alla Camera, dove il governo ha una maggioranza risicata e la legge rischiava di venire bocciata.

Poco prima delle votazioni c’è stato un alterco tra maggioranza e opposizione. Dopo le dichiarazioni di voto il capogruppo Pd Anna Finocchiaro ha annunciato che ogni senatore del suo gruppo avrebbe illustrato una proposta di coordinamento per ovviare alle incongruenze del testo. La decisione è stata annunciata dopo nuove tensioni in Aula. Al punto che la stessa senatrice Finocchiaro, irritata per le interruzioni della maggioranza, ha rinunciato a chiudere il suo intervento. E’ stato il presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri, a prendere la parola e a presentare le scuse alla collega Finocchiaro. A quel punto il clima si è raffreddato e l’Assemblea ha votato il provvedimento.

”Subito dopo Natale incontrerò gli studenti del Cnsu e discuteremo insieme di come attuare il provvedimento”. Ha precisato il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini ribadendo la sua volontà di confrontarsi con i ragazzi. ”L’approvazione della legge – ha osservato – è un punto di arrivo ma anche un punto di partenza per avviare un monitoraggio”.”La riforma dell’università verrà attuata fin dal prossimo anno accademico”, ha continuato il ministro. ”E’ stata la prova che la maggioranza esiste, è coesa e forte e che il Governo Berlusconi e l’unico che punta alla modernizzazione e al cambiamento”.

Il provvedimento è stato commentato a caldo dal vicecapogruppo al Senato del Pdl, Gaetano Quagliariello, che ha dato alcuni numeri dell’università italiana: “Il ministro ha toccato santuari che da trent’anni non potevano essere toccati. 95 Università e 237 sedi, nel 2001 i corsi di laurea 4444 oggi 5500 mei Paesi europei la media è la metà. Le materie insegnate sono 170000 il doppio della media europea. Da domani il ricercatore inizierà il percorso con un contratto a tempo determinato e lo farà in un periodo della vita in cui può attendere ancora al suo futuro. Fino a oggi si iniziava l’attività di ricerca “portando” una borsa”.

Duro invece il commento della senatrice Pd Anna Finocchiaro: ”Si risparmia drasticamente sulle università pubbliche si elargisce generosamente nei confronti degli atenei telematici e privati”. La capogruppo del Pd punta il dito su quello che ritiene sia l’aspetto più negativo della riforma universitaria targata Gelmini. ”Questa riforma – osserva Finocchiaro – è la foglia di fico sui tagli che il governo ha impresso all’università e alla ricerca dopo averli impressi alla scuola. Una legge che si sovrappone a una vergogna”. La capogruppo del Pd si è poi rivolta direttamente al ministro Gelmini: ”nei giorni scorsi, lei ha detto con compiacimento ‘qui finisce il ’68’. Evidentemente lei non lo sa, ma ha un debito con quel movimento delle donne che nacque nel ’68 e che le consente oggi di essere una giovane donna ministro di un grande paese. Dovrebbe avere orgoglio di questo”.