Da Ustica a Bologna, le doppie verità di Francesco Cossiga

Pubblicato il 17 Agosto 2010 - 14:23 OLTRE 6 MESI FA

Francesco Cossiga

Cossiga Francesco contro Francesco Cossiga: sempre più spesso, con il passare degli anni, il presidente emerito aveva trovato come maggiore oppositore il proprio alter ego. Era stato lui stesso a spiegare di avere dentro di sé ”due o tre” verità, legate a diverse personalità.

”Fotti il potere”, il suo ultimo libro, Cossiga lo vietava rigorosamente ”agli idealisti” perché spiegava che ”la verità è che la menzogna, ben più della verità è all’origine della vita, perché se gli uomini si sono evoluti è stato solo grazie alla loro capacità di mentire agli altri e a se stessi”.

In questo libro Francesco Cossiga contestava, con brutale realismo, gran parte di quello quello che Cossiga Francesco aveva scritto e detto dal giorno del suo presunto addio alla politica, annunciato nel 2006 ma subito contraddetto. Tra le verità scomode dell’ultimo Cossiga ”La mafia ci appartiene, tanto vale accettarla”, ”Governare è far credere”, ”I politici sono marionette nelle mani dei banchieri”.

L’ex capo dello Stato, in questo 2010, a 30 anni da Ustica e dalla strage di Bologna (all’epoca era presidente del Consiglio), aveva scelto di tacere, incerto se dare ragione a ‘Francesco Cossiga’ o a ‘Cossiga Francesco’. Nel 2007, dopo le assoluzioni dai depistaggi per i generali dell’Arma Azzurra, Cossiga disse che a sparare il missile di Ustica era stata la Francia: un errore, maledetto (senza spiegare perché un Mirage se sarebbe andato in giro per il Mediterraneo puntando aerei civili); ma subito dopo affermò di non aver mai detto che ad abbattere il Dc9 era stato un aereo di una ”potenza alleata”. Insomma, una accusa subito dopo depotenziata e quasi smentita che tuttavia ha avuto l’effetto di far riaprire l’inchiesta a Roma.

Stessa storia per la strage di Bologna: dopo aver per primo puntato il dito sull’estrema destra in Parlamento immediatamente dopo la strage, anni dopo chiese scusa all’Msi perché ”era stato ingannato da una lobby”. Anche qui Cossiga Francesco contro Francesco Cossiga. Fu l’ex capo dello Stato il primo, citando le confidenze avute in Prefettura il 2 agosto 1980, a dire che la strage poteva essere la conseguenza di uno scoppio accidentale di un trasporto di esplosivo da parte dei Palestinesi. Nel libro scriveva invece che la strage ”Fu opera dei Palestinesi. A volte il terrorismo è utile”.

Eppure nel 2008, Cossiga aveva sottolineato di non aver mai detto che si trattava di un atto volontario dei Palestinesi. ”La strage – disse rispondendo ad un esponente dell’Olp – fu causata fortuitamente e non volontariamente da una o due valigie di esplosivo che attivisti della resistenza o del terrorismo palestinese trasportavano per compiere attentati fuori dall’Italia e non comunque ad obiettivi italiani”. Ma le bombe non esplodono accidentalmente, se non innescate e così anche le valigie di esplosivo. Insomma, l’inventore del dileggio come arma politica è stato il primo a contraddirsi e a darsi torto spesso per la impossibilità politica di arrivare, per questa via, a dire quello che si sa o si è capito con gli anni.