Venezia, consigliere della lista 5 stelle denuncia: “Insultati dai leghisti perché indossavamo il tricolore”

Pubblicato il 15 Settembre 2010 - 19:15 OLTRE 6 MESI FA

“Fermati ed identificati dalla polizia per avere con noi il tricolore. Insultati e derisi da decine di leghisti esaltati ed urlanti rischiando il linciaggio da parte di questi ultimi e una denuncia da parte della polizia. Siamo stranieri in patria”.

Questo secondo la denuncia di un consigliere comunale di Venezia Marco Gavagnin della lista Cinque stelle e del Blogger Paolo Papillo di Informazione dal basso che domenica 12 settembre, durante la Festa dei popoli padani hanno voluto provare a vedere cosa sarebbe successo a passeggiare per il capoluogo veneto con indosso una bandiera italiana.

Il risultato per quanto sorprendente è descritto da loro stessi: “Siamo stati identificati noi, non quelli che ci insultavano; e ci avrebbero senz’altro aggrediti, se non ci fosse stato il cordone di polizia a proteggerci. Ci hanno cacciato, accompagnati distanti dal luogo della manifestazione leghista e fatti disperdere. Esporre il tricolore durante la festa della Lega – festa che vedeva presenti numerosi esponenti politici del partito e lo stesso Ministro degli Interni – è diventata una provocazione politica”.

“Eravamo in una decina – raccontano – ci eravamo incamminati lungo il ponte dopo il quale iniziava a svolgersi la manifestazione leghista, ci è stato impedito da agenti in tenuta antisommossa e da uomini della Digos di proseguire verso Riva dei Sette Martiri e Via Garibaldi: luoghi paradossalmente scelti quali teatro della manifestazione di questa forza di governo che non si riconosce nei simboli della nostra Repubblica e ne disconosce la storia scritta nel sangue di tanti patrioti. Sì, perché i sette martiri veneziani a cui è intitolata la riva sono partigiani morti durante Resistenza al grido di “viva l’Italia”.

“Subito dopo – continua il racconto – decine di leghisti (uomini e donne, vecchi e giovani) ci hanno spintonato e strattonato, cercando anche di sottrarci le telecamere; ci hanno insultato anche pesantemente, con vari improperi che andavano da “pirla” a “cretini”, da “pagliacci” a “omossessuali” e “culattoni”. Naturalmente ci hanno accusati di essere “comunisti”, dei “rompicoglioni”, o più semplicemente dei “lazzaroni”: “andate a lavorare!” ci dicevano, “andate a casa!”

“Questi però – si lamentano – non sono stati identificati. No. Eravamo noi – quelli col tricolore – l’anomalia, quelli fuori posto, i sobillatori. Mentre loro – quelli che inneggiavano alla secessione, i fautori della “padania che non c’è”, con le magliette e gli striscioni con la scritta “padania libera” – erano quelli normali… un completo ribaltamento di senso!”.

Ecco il video di quanto accaduto: