Vertice Bossi-Berlusconi, il Senatur prova il pressing ma vince la linea del premier: “O fiducia o voto”

Pubblicato il 15 Novembre 2010 - 21:32 OLTRE 6 MESI FA

Umberto Bossi

Tre ore uno di fronte all’altro,nella villa di Arcore, ma Silvio Berlusconi non cambia idea. Il pressing di Umberto Bossi per ragionare sull’ipotesi di una crisi pilotata non lo convince. Meglio andare avanti con la Finanziaria e poi portare la crisi in Parlamento. Della serie fiducia o voto, magari solo alla Camera come ipotizzato ieri, piuttosto che rischiare di essere impallinato dai finiani che lo vogliono mettere da parte. Il Carroccio si allinea confermando l’asse con il presidente del Consiglio. Il Cavaliere non si fida del presidente della Camera e dei suoi deputati, e raduna attorno a se’ il triunvirato composto da Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini, insieme al fidato Guardasigilli Angelino Alfano, intenzionato a ribadire la sua linea. Che e’ quella di andare avanti, senza tentennare, perche’ il governo otterra’ il via libera sia alla Camera che al Senato. E se mai non dovesse andare cosi’, allora non resterebbe che chiedere lo scioglimento della Camera e le elezioni.

Un ragionamento ripetuto all’amico Senatur, che dopo aver riunito i suoi nella sede federale del Carroccio, a Milano, con i fedelissimi si sposta ad Arcore per rinnovare la tradizione del vertice del lunedi’. Insieme a lui ci sono i ministri Roberto Calderoli e Roberto Maroni, il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, il governatore del Piemonte Roberto Cota, il segretario lombardo Giancarlo Giorgetti. E c’e’ il figlio del leader del Carroccio, Renzo Bossi, ormai una presenza fissa accanto al padre dopo l’elezione nel Consiglio regionale della Lombardia.

Abbracci, saluti e pacche sulle spalle, poi inizia la lunga discussione. E scatta il pressing di Bossi, che un sigaro dietro l’altro e l’immancabile Coca Cola, prova a convincere il presidente del Consiglio a far passare l’ipotesi della crisi pilotata. Una strategia abbozzata anche nell’incontro della scorsa settimana con il ribelle Fini e pensata apposta per portare a casa in tempi brevi il federalismo tanto caro al Carroccio e vincere cosi’ quella che per il popolo delle camicie verdi e’ la grande battaglia.

Nelle pause c’e’ anche tempo per qualche battuta sulla vittoria del Milan nel derby, che per una sera ha ridato il sorriso al premier e gli ha fatto dimenticare le beghe di palazzo. Il premier, quando si parla di politica, ascolta con attenzione l’alleato, come si fa con le persone per cui si nutre profondo rispetto. Resta il fatto che non vuole correre il pericolo di essere messo da parte -pensa- come vorrebbero i finiani. Un rischio troppo alto, soprattutto ora che Futuro e Liberta’ ha ritirato la sua delegazione dal governo mettendo in atto le minacce dei giorni scorsi.